La marcia degli uomini scalzi: essere umani stando con i piedi per terra

La scorsa sera l'atto di solidarietà intorno a piazza Caduti a Barletta

sabato 12 settembre 2015 13.22
A cura di Viviana Damore
Stare con i piedi per terra, non simbolicamente ma realmente, questo è stato l'appello a cui hanno risposto in molti durante la scorsa sera, dando vita a marce "di uomini scalzi". Il comitato SNOQ (Se non ora, quando?) di Barletta, ha infatti aderito e partecipato alla "Marcia delle donne e degli uomini scalzi", in seguito all'appello lanciato da alcuni personaggi dello spettacolo e della cultura a sostegno dei migranti. La marcia si è caratterizzata come un'effettiva risposta all'invito a togliersi le scarpe e a camminare quindi scalzi, in solidarietà nei confronti di chi è costretto a mettersi in pericolo pur di poter fuggire verso mete in cui poter sperare di vivere o al massimo di sopravvivere.

L'evento si è svolto in piazza Caduti a Barletta, dove una massa di uomini e donne in maglia rossa e pantalone blu (o jeans), ha portato una barchetta di carta, depositando l'insieme delle barchette su un telo azzurro, azzurro come il mare che in molti attraversano in questi giorni, non riuscendo talvolta a rivedere la terra ferma. Uomini e donne hanno emulato la scorsa sera quella terribile immagine che ha scosso il mondo intero, riportata sullo sfondo della piazza, dalla toccante opera pittorica del professor Paolo Vitali "Il diritto di non morire". Abbiamo infatti chiesto al professore cosa rappresentasse per lui la presenza della suo opera nella marcia «Mi sta colpendo particolarmente che la mia opera sia quasi senza luce, questa è una cosa non voluta ma che mi sta piacendo. Un'operazione del genere non ha bisogno di luce, non ha bisogno di riflettori, quella foto in particolare ne ha avuti troppi di riflettori puntati, troppa pubblicità mediatica. La mia paura è che com'è esplosa, l'operazione mediatica potrebbe improvvisamente implodere. Un disastro del genere non andrebbe mai visto, in senso metaforico, qualcosa del genere non dovrebbe mai accadere, la luce non è necessaria, cose del genere dovremmo oscurarle per sempre».

Il corteo ha preso avvio guidato da Badr Fakhouri, siriano trasferitosi ormai da tempo a Barletta, e dal vicesindaco e assessore alle Politiche Sociali, Annetta Francabandiera, a cui abbiamo chiesto in che modo il comune di Barletta si ponga nei confronti della questione migranti. «Siamo vicini a questi popoli e a queste persone che scappano dalla guerra tentando di trovare un luogo sicuro per se stessi e per le proprie famiglie. Questo non dev'essere solo un momento, questa dev'essere un'occasione per riflettere, noi come popoli dobbiamo agire e l'Europa tutta deve sicuramente intervenire, non come si sta facendo. Non ci sono parole di fronte a questi avvenimenti. L'opera del professor Vitali rappresenta Aylan, un bambino, ma quanti come lui si sono ritrovati in quelle condizioni? Questa non è che una piccola testimonianza. Questa città, non so come, dovrebbe aprire le proprie porte, guidata da una grande regia. La città di Barletta ha già dei progetti sugli immigrati e su coloro che richiedono asilo politico, abbiamo già venti rifugiati che hanno richiesto asilo politico a Barletta, abbiamo uno sportello ben funzionante ormai da quattro cinque anni. Inoltre abbiamo il sostegno del mondo della Caritas e della Chiesa, ecco, tutti insieme dovremmo fare rete creando un intervento che risponda meglio alle esigenze».

Un'attivista del comitato SNOQ, Giuliana Damato ha dichiarato: «Il comitato ha raccolto quest'appello partito da Venezia e da personaggi del mondo dello spettacolo come Saviano e Albanesi. Noi abbiamo subito rilanciato questo appello e raccolto l'adesione di molti cittadini, oggi, in quest'occasione, vogliamo semplicemente chiedere ai governi centrali e all'Europa, anche come comunità cittadina, di considerare l'accoglienza un valore da non respingere. Siamo scalzi e dalla parte di tutti gli uomini liberi che in questo momento stanno marciando via terra e stanno affrontando battaglie via mare, anche a costo di perdere la vita per raggiungere condizioni di vita umane. Questi sono diritti umani inalienabili e questa è un'operazione, sebbene suoni assurdo nel 2015, per garantirli».
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