Ius migrandi: il diritto di sentirsi uomo tra gli uomini

Barletta invasa dai sapori intercontinentali. Il tratto somatico della ricchezza

sabato 20 luglio 2013 4.07
A cura di Floriana Doronzo

Home e homme, quasi due omografi, con diversa pronuncia, diverso significato e diverso significante; diversi i codici linguistici a cui queste due parole appartengono, universale invece il concetto che vogliono esprimere. Si chiama così l'associazione onlus organizzatrice dello spettacolo che ha rivitalizzato i giardini del castello di Barletta giovedì 18 luglio. La carovana "Ius migrandi", che sta percorrendo tutta l'Italia, ha fatto tappa nella città che vede nel confronto tra uomini di diversa cultura la sua storia.

Musica, colori, sapori e odori: è a Barletta che è stato possibile toccare con mano la diversità. Uno spettacolo che ha coinvolto i cinque sensi di ogni mente che ha avuto la curiosità di affacciarsi, anche solo per mezz'ora, a quel che c'è oltre confine, oltre oceano. Bambini, uomini e donne provenienti da Somalia, Vietnam, Brasile, India, Jamaica, Congo, Siria, Romania e tanti altri paesi. La popolazione barlettana? Piena di entusiasmo e goliardia; sarà stato l'amato kebab, il profumo delle pietanze orientali, la presenza di visi stranieri ormai familiari, la performance delle ballerine di samba, danza del ventre e cha cha, ma tutto il mix ha dimostrato quanto i nostri bambini, le nostre donne e i nostri uomini possano trovare il sorriso con chi non ha i loro stessi costumi.

L'uomo bianco è solito guardare il proprio interlocutore quando parla, quello nero quando ascolta; il primo devia lo sguardo quando deve ascoltare, il secondo lo fa quando parla. Con una visione incrociata, vien fuori che l'ostilità tra bianchi e neri è connaturata psicologicamente per una mera questione di sguardi (sfida e incuria). Tuttavia, retorica a parte, ci sono altri occhi che possono mirare e ammirare, e sono quelli interiori; come sono simbolici i confini tra etnie perché non è la geografia politica a decidere la nostra filantropia. Ma, a pensarci bene, quanto ci apparteniamo fino al punto da escluderci dall'appartenere empaticamente ad altro? La radice, se rimane all'interno, è morta; essa ha senso solo quando porta il frutto alla vista di tutti.