False memorie nella violenza sessuale, incontro con Matteo Villanova

Presso il Future Center il professore interviene in un convegno formativo

domenica 11 dicembre 2016 9.37
A cura di Antonella Filannino
"False memorie e false denunzie nella violenza sessuale in età evolutiva": questo è il titolo dell'incontro tenutosi ieri pomeriggio, presso il Future Center in Via Guglielmo Marconi. Un convegno formativo che ha visto la partecipazione del prof. Matteo Villanova, il quale ha mostrato, attraverso numerose esemplificazioni, la precarietà dei ricordi, nonché la possibilità di modificare le nostre memorie. Erano presenti all'incontro forze dell'ordine e rappresentanti della politica locale.

L'illustre prof. Matteo Villanova, ha un curriculum di tutto rispetto: Neuropsichiatra e sessuologo clinico e forense, titolare delle cattedre di Neuropsichiatria dell'età evolutiva, Medicina preventiva e psicopatologia forense, criminologia, Direttore del master in educazione affettiva e sessuale per l'infanzia, l'adolescenza e la genitorialità. Le sue brillanti argomentazioni hanno catturato l'attenzione dell'uditorio per più di tre ore. Infatti, nonostante abbia utilizzato un linguaggio ricco di tecnicismi, fondamentali per illustrare il tema trattato, l'intera conferenza si è rivelata esaustiva ed esauriente.

Come ha precisato Antonio Corvasce del direttivo Siap Bat, la denuncia rappresenta il primo passo per tutelare i minori, vittime di violenza. Per questa ragione è indispensabile che si verifichino determinate accortezze al momento della sua realizzazione. I diversi casi esaminati dallo stesso prof. Villanova, hanno dimostrato come i ricordi dell'uomo possano essere modificati dal soggetto stesso. In seguito a drammatici eventi, infatti, la vittima di abusi e violenze può consciamente o meno, cancellare quel particolare ricordo. Tale soppressione avviene attraverso un meccanismo di difesa. L'individuo, di fatti, avendo timore di essere giudicato, decide di sopprimere il tragico accadimento. In altri casi l'abuso, soprattutto quando il soggetto è un minore, non viene recepito come tale, ma come un semplice gioco.

Il colloquio, teso a comprendere l'entità degli abusi, deve essere necessariamente registrato, in modo da essere una testimonianza valida. Le domande poste al minore non devono essere dirette e superiori a tre. Occorre che il soggetto non si senta accusato dal suo interlocutore, a tal fine sono da evitare: esclamazioni o cenni di stupore. L'ambiente d'incontro deve essere confortevole e armonico.

Ci sono circostanze, in cui il soggetto che denuncia una violenza, non ha di fatto mai vissuto un'esperienza simile. Il prof. Villanova riporta il caso di una ragazza affetta da anoressia che ha denunciato il suo medico per violenze. Al termine di una seduta d'ipnosi, la ragazza avrebbe visto il suo medico intento a rivestirsi. Com'è stato spiegato, il soggetto avrebbe elaborato nella sua mente quella particolare immagine, combinando diversi ricordi. La denuncia d'ufficio è stata presentata in quanto la famiglia della ragazza sperava di ricevere denaro a sufficienza per cambiare la loro situazione economica.

«Il paziente – spiega il prof. Villanova – deve essere accuratamente seguito in questo processo di riappropriazione dei suoi ricordi. I rischi sono molteplici: l'interlocutore potrebbe di fatto modificare i ricordi del soggetto causando l'inquinamento delle prove. Ecco perché occorre ascoltare il paziente. Non servono continui interventi da parte del professionista, in quanto il timore di incorrere in false memorie è dietro l'angolo».
Convegno al Future Center
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