Caso "sorbitolo killer", forse risarcimento per i familiari di Teresa Sunna

Gli imputati potrebbero optare per il rito abbreviato

martedì 29 ottobre 2013
Il medico chirurgo barlettano Ruggiero Spinazzola e l'azienda irlandese Mistral potrebbero risarcire i familiari di Teresa Sunna e le altre due vittime del "sorbitolo killer", scampate però alla morte a differenza della 29enne tranese, ancor prima di conoscere il proprio destino giudiziario. D'altro canto Spinazzola e gli altri due imputati per omicidio colposo e lesioni gravi potrebbero optare per il rito abbreviato, beneficiando così, in caso di condanna, della riduzione di un terzo della pena nonché degli effetti positivi della condotta risarcitoria.

L'uno e l'altro profilo si definiranno, in un senso o nell'altro, entro il 16 dicembre: data a cui il gup del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, ha aggiornato l'udienza di ieri. Per la tragedia del 24 marzo 2012, sul banco degli imputati oltre a Spinazzola siedono con le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose gravi Antony Kelly Finbarr, 53enne, dottore in chimica e direttore responsabile della "Mistral"; e Shauna McCormick, 44enne dipendente della stessa azienda britannica. Al solo Spinazzola viene anche contestato d'aver utilizzato a fini terapeutici il presunto sorbitolo, che secondo l'accusa avrebbe dovuto comperare in farmacia e non su internet, nonché la "somministrazione di medicinali guasti" giacché nel suo ambulatorio di Barletta furono trovati medicinali scaduti, non isolati ma confusi con quelli ancora somministrabili.

La tragedia avvenne per la confusione nel confezionamento tra sorbitolo e nitrito, determinatasi nello stabilimento della Mistral. Il presunto sorbitolo, acquistato sul sito "eBay" col risparmio di pochi quattrini dal dr. Spinazzola tramite lo spedizioniere barlettano Ettore Cicinelli (inizialmente indagato ma poi scagionato dalle accuse), non era una semplice ed innocua sostanza zuccherina (il sorbitolo per l'appunto) come risultava dall'etichettatura della busta ma il velenoso nitrito di sodio.

Teresa Sunna morì ancor prima di giungere all'ospedale "Dimiccoli" di Barletta, nel cui centro antiveleni si riuscirono invece a salvare Anna Abbrescia, 35 anni di Altamura, e Addolorata Piazzolla, 63 anni di Margherita di Savoia. Tutte avevano bevuto nitrito di sodio invece di sorbitolo nello studio barlettano (in Via Rizzitelli) del gastroenterologo Spinazzola dove si erano recate per il breath test: l'esame con cui si diagnosticano eventuali intolleranze alimentari.