Caso cappella "Nazareth", nota a firma dell'avvocato Peschechera

La decisione della Corte di Appello dopo la vicenda giudiziaria

venerdì 6 novembre 2020 13.29
Riceviamo e pubblichiamo di seguito la nota a firma dell'avvocato Luigi Peschechera, a seguito dell'articolo pubblicato in data 6 giugno 2018 relativamente al caso della cappella Nazareth.

"A seguito del processo penale n.3973/2013 r.g.n.r., il G.I.P. del Tribunale di Trani in data 29.05.2018 assolveva mons. Angelo Di Pasquale per l'accusa di violazione di sepolcro (come ampiamente riportato dalla redazione di BarlettaViva in data 06.06.2018) l'avv. Luigi Peschechera in qualità di difensore della sig.ra Ada Carugno, parte civile costituita nel suddetto processo penale a carico del sacerdote Di Pasquale Angelo, ha proposto appello, ai soli effetti della responsabilità civile, avverso la sentenza di assoluzione del summenzionato sacerdote Di Pasquale Angelo, con cui non veniva disposto alcun risarcimento del danno in favore della parte civile costituita.

La Corte di Appello di Bari III sezione Penale in data 29.09.2020 ha dichiarato in sentenza che il mons. Angelo Di Pasquale è responsabile, ai fini civili, della violazione di sepolcro e lo ha condannato al risarcimento danni in favore della persona offesa costituitasi parte civile Ada Carugno oltre al pagamento delle spese processuali del doppio grado di giudizio.

Finalmente, è stata fatta giustizia, difatti la Corte di Appello di BARI, ha acclarato che, agli effetti civili, vi è la responsabilità del sacerdote Angelo Di Pasquale perché il loculo LXXXIV con l'iscrizione "famiglia Portone" ubicato nella Cappella funebre c.d. "Nazareth" del cimitero di Barletta veniva violato con l'apertura dell'antica lastra marmorea su cui vi era incisa l'iscrizione "famiglia Portone" e le salme ivi deposte, sei cassette funerarie contenenti i resti di altrettanti avi della famiglia Portone, estumulate e traslate in un ossario comune senza il consenso dei familiari e senza le prescritte autorizzazioni comunali, difatti, agli atti delle indagini nel presente processo penale, NON risulta espresso alcun consenso degli eredi né rilasciata alcuna valida autorizzazione comunale per la traslazione dei resti mortali dei sei familiari Portone".