Barletta e via Chieffi, rifiuti pericolosi e tanta voglia di scoprirli

Tra qualche minuto i nostri figli usciranno da scuola...

venerdì 7 maggio 2010 12.32
A cura di Mario Sculco
Via Chieffi, terra di frontiera. Descriviamola secondo immagini e secondo i racconti di chi ci abita.

Alcuni l'hanno definita "La strada preferita dei cani" in riferimento al lungo marciapiede passeggiata retrostante il "Lello Simeone" -il campetto vecchio-. Al massimo è la strada preferita dai padroni dei cani, perchè se i migliori amici dell'uomo sono colpevoli di rendere la suddetta passeggiata un campo minato, solo nella forma più tangibile che questo comporta, sicuramente non hanno il discernimento di poter decidere dove andare. I tapini sono governati con fiero guinzaglio dagli ineffabili padroni. Ad essi solo e soltanto andrebbe imputato il problema. Lamentiamoci ma non indaghiamo.

I lavori di via Alvisi ne hanno invertito il senso, come era una ventina di anni or sono. Benissimo, il traffico è scorrevole seppur al contrario, fino all'immancabile unione con la suddetta via Alvisi. Materiale di indagine per psicologi e antropologi capire la metodica del guidatore. Ovviamente evaporata ogni nozione di precedenza, si procede in maniera empirica. Indignamoci ma non indaghiamo, "addà passà a nuttata" diceva uno bravo.

Angolo con via Damato, accanto ad una fiera concentrazione di verdoni cassonetti troviamo la vera perla di questa ostrica arteria della viabilità cittadina. Tra congrui scatoloni di cartone per imballaggi, depositati a tutte le ore (dai ci può stare) e varia monnezza diligentemente nei cassonetti, è il marciapiede che riserva uno dei suoi tesori nemmeno troppo occulti. Rullo di tamburi: un TELEVISORE a tubo catodico, buttato con violenza tanto da spaccare il suddetto tubo e lasciare a vista e alle intemperie lo strato chimicamente trattato. Signori! Velenoso e cancerogeno come pochi. Stavolta indaghiamo.

Sorvoliamo turandoci il naso, sulla questione che un individuo adulto e vaccinato mai e poi mai andrebbe a mettere mano in quel obsoleto accrocchio tecnologico. E fin qui ci siamo. E i bambini? E i ragazzini che escono dalle scuole? E quel senso di fantasia che tutti ricordiamo di avere, verso il "di dentro" di ogni cosa che non si conosce?

Un tempo circolavano sulla via, appesi con foglietti di carta a pali e muri, inviti non elegantissimi rivolti ai padroni dei suddetti cani allo scopo di sminare la zona; forse l'ignoto scrittore potrebbe prodursi adesso in un epigrafico "Caro amico mio, complice come tanti di produrre nettezza urbana a cielo aperto, con rifiuti pericolosi che basterebbe caricare in auto e portare gratuitamente all'isola ecologica per uno smaltimento sostenibile e sicuro. Sono sicuro che anche tu come me hai figli piccoli, che amano giochi e scoperte come si conviene alla loro età e spesso passano il loro tempo sulle strade. Tra qualche minuto usciranno da scuola e per recarsi nella loro casa passeranno da via Chieffi e non potranno non notare che hai deciso di cambiare televisore, e, ti assicuro, cercheranno di capire come è fatto quell'obsoleto arnese dato che con diligenza lo hai preparato già aperto e misterioso. Essi verranno felici a casa per raccontarti ciò che hanno trovato, toccato, visto. Insegna loro qualcosa, che il loro genitore non sarà più così distratto nel non immaginare le conseguenze. Quando sarà più grande, avrà capito tante cose".
Rifiuti Via Chieffi © Francesca Piazzolla
Rifiuti Via Chieffi © Francesca Piazzolla
Rifiuti Via Chieffi © Francesca Piazzolla
Rifiuti Via Chieffi © Francesca Piazzolla
Rifiuti Via Chieffi © Francesca Piazzolla
Veleni, cosa troviamo in un tubo catodico:

La faccia interna dello schermo tradizionale è infatti rivestita con un'emulsione a base di fosforo, combinato con tracce di altri elementi chimici nocivi alla salute. La situazione non è migliore nel caso degli schermi piatti Lcd, perché il cristallo liquido racchiuso tra le due sottili lastre di vetro dello schermo è altamente tossico.
Nei monitor a tubo catodico i circuiti elettronici sono un altro potenziale rischio ambientale. Si tratta infatti di circuiti costruiti con tecnologia analogica e con componenti progettati per lavorare ad alte tensioni. Per soddisfare la necessità d'ingombro sempre minore imposta ai modelli di recente produzione, i costruttori hanno dovuto impiegare isolanti realizzati con materiali plastici non ecologici, come le resine con alto tenore d'idrocarburi aromatici (che sono cancerogeni). Un'altra parte inquinante è il guscio in materiale plastico. Solo di recente la maggioranza dei costruttori ha iniziato a progettare involucri facilmente separabili dal resto del monitor e realizzati con plastiche riciclabili, marchiate in modo opportuno sulla faccia interna non visibile. I monitor a basso costo di origine orientale e quelli di vecchia concezione usano generalmente delle plastiche di tipo Pvc (Poli Vinil Cloruro) con composizione chimica variabile (dunque scarsamente riciclabili), che sprigionano gas tossici durante la combustione. Lo stesso problema si verifica per la tastiera e il pannello frontale dell'unità centrale, che non vanno smaltiti nei rifiuti urbani proprio per la tossicità dei fumi che sprigionano una volta avviati all'incenerimento.