Ricatti: «Pietro Mennea è un eroe nazionale per Barletta»

Per il secondo anno di fila, Barletta ricorda il suo figlio più illustre nel mondo dello sport, quel Pietro Mennea capace di portare la Città della Disfida sul tetto del mondo. La seconda edizione del Mennea Day si è svolta venerdì scorso sul Lungomare intitolato proprio alla Freccia del Sud. Un momento per ricordare il grande Pietro, per festeggiare l'uomo capace di infrangere ogni record. A ricordarlo, ai microfoni di Barlettaviva, è uno dei protagonisti dell'atletica leggera barlettana, Domenico Ricatti:

Domenico, siamo alla seconda edizione del Mennea Day. Ricordi ed impressioni di un giorno che continua ad essere dedicato alla Freccia del Sud.
«Intanto non c'è due senza tre. Penso che in seguito ricorreremo tantissime volte in onore di Pietro Mennea. Lo abbiamo fatto da quando eravamo ragazzini: è inutile negare che noi facciamo atletica perché a Barletta c'era Mennea. È un eroe nazionale: tra Mennea, Eraclio ed Ettore Fieramosca, Barletta ha avuto diversi eroi. Venerdì abbiamo corso per lui, hanno corso i ragazzini, i meno ragazzini, gli anziani, noi che corriamo più speditamente. Questa è la dimostrazione che tutti possono correre, che la corsa è democrazia. Siamo un popolo democratico e veloce, direi che ora tutto ritorna».

Saremo pur sempre un popolo "veloce", ma non celebriamo Mennea nel "suo" "Puttilli"…
«Non so se è una nota dolente. Cerco di non esercitarmi mai con le polemiche. Il "Puttilli" è come se fosse la nostra cattedrale, nessuno ce lo tocca, anche perché se fosse il contrario io per primo andrei ad incatenarmi. Venerdì abbiamo corso su un litorale che è stato intitolato a Pietro Mennea, e penso che questo abbia attirato la corsa sulla strada. Per quel che mi riguarda, è una cosa meravigliosa, perché porta l'atletica sulla strada, che è il mio teatro principale. Bisogna sempre prendere le cose positivamente, così tutto riesce sempre al meglio».

Tornando a Mennea, la Fidal continua a ricordarlo come un eroe, come un uomo i cui risultati rimarranno per sempre scritti nel grande libro dell'atletica.
«Penso che i risultati di Pietro sono e resteranno indelebili. È un uomo che ha anticipato i tempi, è come se avesse dato uno schiaffo a Darwin, saltando 20-30 anni di generazioni arrivando nel terzo millennio. Da barlettano ripeto quello che ho sempre detto: è un grande onore essere un suo concittadino, ma è anche una grande sfortuna, perché non sarò mai il primo barlettano nella storia dell'atletica. Sono molto contento di essere il secondo, o il terzo o il quarto. Il movimento è solido, la base è florida visto che corrono tanti ragazzini, speriamo di rinforzare la disciplina nel nome e nel ricordo di Pietro Mennea».

Per quel che ti riguarda, hai smaltito l'infortunio che ha condizionato il tuo europeo?
«Ho affrontato questa convocazione in nazionale agli Europei con grandi speranze, con il sogno di una medaglia. Però si sa che i sogni son desideri, e i desideri non sempre si realizzano. Di mezzo ci si è messo un bicipite un po' malandato e sono stato costretto al ritiro. Questo non vuol dire, però, che la mia carriera sia finita. Come ogni buon barlettano, continuo e continuerò a combattere nelle mie molteplici battaglie future. Spero di portare a casa ancora qualche buon risultato».