Pasquale Caputo
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Da Barletta a Lisbona: un barlettano in viaggio lungo il Cammino di Santiago

Intervista a Pasquale Caputo dell'associazione Barletta Sportiva prima della sua avventura

Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare un nostro concittadino, membro dell'associazione Barletta Sportiva che intraprenderà il Cammino di Santiago, Pasquale Caputo. Un percorso che inizierà da Saint-Jean-Pied-de-Port in Francia e finirà a Lisbona, in Portogallo per un totale di 36 giorni in viaggio seguendo la "rotta" del cammino francese.

«Perchè decidere di intraprendere un percorso impegnativo come il Cammino di Santiago?»
«Si tratta di qualcosa che sentivo, anch'io mi sono chiesto molte volte il motivo: negli ultimi giorni questa riflessione mi ha fatto arrivare proprio alla risposta a questa domanda. Questo desiderio nasce proprio dai racconti di mio padre, imprigionato durante la seconda guerra mondiale in un campo di concentramento nei dintorni di Monaco. Una sera infatti mio padre stava raccontando a mio zio di come era riuscito a tornare dalla Germania a piedi. Questo racconto importantissimo ha fatto nascere in me questo desiderio e questa passione. Un esempio è ciò che facevo durante le scuole superiori, frequentate ad Andria, da cui tornavo a piedi fino a casa, in parte per risparmiare soldi e poter continuare a comprare libri o dischi ma anche per questa passione che in seguito è cresciuta portandomi a scegliere i tragitti da percorrere e a dedicarmi anche alla corsa. Questa passione è divenuta ancora di più parte della mia vita da quando sono entrato in pensione iscrivendomi anche all'associazione Barletta Sportiva e partecipando a diverse maratone. Un gusto per la camminata e la corsa che nasce da dentro, un impulso nato da quei pochi racconti della traversata dalla Germania fino a casa tra i parenti increduli di mio padre. Da tutto questo deriva la scelta del Cammino di Santiago maturata negli ultimi anni anche grazie al tempo che posso dedicare a questa passione e all'aiuto e la comprensione dei miei familiari che mi hanno sostenuto anche economicamente durante l'organizzazione di questo percorso di 36 giorni».

«Com'è stato organizzato il suo percorso lungo il Cammino di Santiago?»
«E' stato organizzato anche grazie ad un mio amico della Barletta Sportiva, Gionata Cedrola, capace di darmi i giusti consigli ma anche in grado di organizzare il lato più "tecnico". Il resto del viaggio verrà di conseguenza, non amo organizzare tutto al dettaglio, mi lascerò suggestionare dall'ambiente, sceglierò di volta in volta dove e quando fermarmi: mi piace camminare proprio perché porta all'osservazione e a scoprire nuovi luoghi. Ho anche allungato il percorso in modo da arrivare a Finisterre (Spagna) e non fermarmi solo a Santiago de Compostela e magari provare anche a fare qualche chilometro in più per arrivare a Lisbona, una città che mi ha sempre affascinato e di cui ho letto molto, che vorrei godermi per un paio di giorni».

«Come si svolgerà nel dettaglio questa "traversata"?»
«Partirò da Saint-Jean-Pied-de-Port, nell'estremità del sud della Francia, la prima tappa attraverserà i Pirenei verso Roncisvalle da cui poi potrò seguire il cammino, ma come ho già detto deciderò tutto giorno per giorno: so per certo di dover percorrere almeno 30-35 chilometri al giorno».

«C'è del significato religioso nella scelta di uno dei percorsi di pellegrinaggio più antichi d'Europa?»
«Devo fare una premessa. Nonostante sin da piccolo sia stato istruito in maniera molto "decisa" al cattolicesimo dai miei familiari, ho sempre provato una sorta di rifiuto alimentato dalle storie di guerra di mio padre e mio zio: il primo in guerra sul fronte albanese e il secondo reduce della campagna di Russia. Ascoltando quei discorsi è nato in me un risentimento, un'avversione alla religione che col tempo si è mantenuta ma che adesso mi permette di farmi anche delle domande che sorgono spontaneamente una volta arrivati ad una certa età. Sicuramente c'è una componente mistica o religiosa: la motivazione principale per cui ho deciso di intraprendere questo cammino è darmi una risposta alla domanda "chi sono?" e forse questo è il mio momento per rispondermi con un'attenzione critica verso la spiritualità».

«Come hanno reagito i suoi amici e i suoi familiari alla sua decisione?»
«I miei amici e i miei familiari, che mi conoscono bene, sono stati felici nonostante un po' di preoccupazione per la lunghezza del percorso, l'età e il fatto di dover essere da solo in un viaggio così impegnativo».

«Una curiosità: due-tre oggetti da portare con sé assolutamente per un cammino di 36 giorni».
«Sicuramente un libro e qualcosa per scrivere anche se i miei familiari e i miei amici preferirebbero che considerassi imprescindibile il cellulare, [ride] vogliono "catechizzarmi" all'ultimo momento, non essendo molto pratico, rimango più legato alla penna e al foglio ma magari facendomi aiutare da qualcuno potrei inviare qualche messaggio».

In questa occasione i soci della Barletta Sportiva hanno regalato al signor Caputo una conchiglia, simbolo del cammino, e una freccia gialla, simbolo del giusto percorso ma anche vera e propria "segnaletica" tracciata lungo il percorso stesso. Un augurio va al signor Caputo da tutta la redazione di BarlettaViva e dai suoi concittadini con il tradizionale "buon cammino!", il tipico saluto dei pellegrini in viaggio.
  • Barletta Sportiva
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