Calcio
Caos Barletta, l'avvocato Cascella: «Da valutare responsabilità diretta in caso di coinvolgimento tesserati»
L'ombra del calcioscommesse in via Vittorio Veneto
Barletta - mercoledì 20 maggio 2015
19.11
E' l'anno più buio dopo il 1995, quello del fallimento, per il Barletta Calcio: da ieri, alle note e pesanti traversie economiche e finanziarie, in via Vittorio Veneto ha fatto capo la piaga del calcioscommesse, con coinvolgimento della società biancorossa nell'inchiesta svolta dalla procura di Catanzaro e denominata "Dirty Soccer": la società è sotto inchiesta per la presunta combine di tre partite (Aversa Normanna-Barletta, giocata l'11 aprile 2015 e finita 0-1, Barletta-Vigor Lamezia, giocata il 19 aprile 2015 e finita 3-3, e Barletta Catanzaro, giocata l'1 aprile 2015 e finita 1-1),. L'arresto dell'allenatore Ninni Corda ha fatto la somma con la perquisizione nella casa genovese del patron Giuseppe Perpignano, indagato con il ds Luigi Condò e il consulente tecnico Salvatore Casapulla. E' ancora presto per fare valutazioni, ma si annuncia un'estate di passione, per sviluppi su cui abbiamo chiesto lumi ad Angelo Cascella, 48enne, avvocato barlettano tra i componenti del Tribunale Arbitrale Sportivo (Tas) di Losanna, il massimo Tribunale Arbitrale Sportivo mondiale.
Avvocato Cascella, 50 arrestati per l'operazione Dirty Soccer: tra questi anche l'allenatore del Barletta Ninni Corda. Che rischi ci sono per la società?
«Il caso della responsabilità diretta è semplice: le regole parlano di tesserati, quindi tra i tesserati c'è anche il tecnico. Poi bisogna vedere anche che tipo di responsabilità viene eventualmente acclarata: occorre vedere che tipo di sanzione ci sarà, ad ora non è possibile dire che tipo di posizione può essere imputata. In passato, ad esempio, ciò che era stato imputato all'attuale Ct della Nazionale Antonio Conte (omessa denuncia), aveva riguardato il singolo e non la società, all'epoca il Siena. Ma, ripeto, occorre verificare le eventuali responsabilità di ognuno».
Tra gli indagati c'è al momento anche il presidente del Barletta Perpignano: cosa comporterebbe questo per il Barletta?
«Nel caso dell'allenatore o del calciatore, si può pensare a un vantaggio singolo. Se è coinvolto un presidente, la posizione cambia: agisce per forza di cose a vantaggio della società e la posizione della stessa peggiora. Ricordo la famosa retrocessione del Genoa, quando nel 2003-2004 acquistò Maldonado dal Venezia. La squadra era in testa e affrontò il Venezia in una delle ultime partite, in un periodo di calo fisico. Qualcuno aveva fatto filtrare la notizia e l'albergo che ospitava il Genoa era presidiato con cimici in ogni stanza. Furono intercettati dei dirigenti, con consegna di 500mila euro al capitano del Venezia: finita la cosa, furono pedinati dalla Polizia. Il Genoa, come linea difensiva, volle parlare del pagamento in nero del calciatore e attraverso l'ex Ministro della Giustizia chiesero di non utilizzare le intercettazioni per un vizio procedurale».
Ovviamente occorrerà vedere come le indagini proseguiranno: ma questa spallata quanto è pesante per l'intera Lega Pro?
«Premettendo che non ho tanti dati in più rispetto a quelli di dominio pubblico, ma va detto che dall'arresto alla responsabilità comprovata, in diritto ce ne corre. A volte i provvedimenti di restrizione personali si rivelano infondati. Il calcio italiano vive una crisi economica incredibile e ogni anno ci sono queste situazioni: non so se dietro ci siano vere organizzazioni malavitose o iniziative personali. Di certo, le sanzioni per calcioscommesse sono irrisorie e il fenomeno consente guadagni che non hanno pari. In Italia e credo anche a livello comunitario, c'è un tetto abbastanza limitato all'investimento di somme per le scommesse, laddove all'estero, in Paesi come Singapore, con un click si possono giocare anche 500mila euro. Ciò che può essere assoggettato a un limite da parte delle autorità sportive in Italia, mentre in tanti stati esteri l'assenza di controlli fa sì che vengano scommesse somme con puntate pazzesche eludendo il controllo, mancando un limite numerico e mancando i monitoraggi. Oggi ci sono migliaia di puntate differenti, perciò anche per gli organi che controllano i flussi all'estero ha maggiori difficoltà nel farlo».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Avvocato Cascella, 50 arrestati per l'operazione Dirty Soccer: tra questi anche l'allenatore del Barletta Ninni Corda. Che rischi ci sono per la società?
«Il caso della responsabilità diretta è semplice: le regole parlano di tesserati, quindi tra i tesserati c'è anche il tecnico. Poi bisogna vedere anche che tipo di responsabilità viene eventualmente acclarata: occorre vedere che tipo di sanzione ci sarà, ad ora non è possibile dire che tipo di posizione può essere imputata. In passato, ad esempio, ciò che era stato imputato all'attuale Ct della Nazionale Antonio Conte (omessa denuncia), aveva riguardato il singolo e non la società, all'epoca il Siena. Ma, ripeto, occorre verificare le eventuali responsabilità di ognuno».
Tra gli indagati c'è al momento anche il presidente del Barletta Perpignano: cosa comporterebbe questo per il Barletta?
«Nel caso dell'allenatore o del calciatore, si può pensare a un vantaggio singolo. Se è coinvolto un presidente, la posizione cambia: agisce per forza di cose a vantaggio della società e la posizione della stessa peggiora. Ricordo la famosa retrocessione del Genoa, quando nel 2003-2004 acquistò Maldonado dal Venezia. La squadra era in testa e affrontò il Venezia in una delle ultime partite, in un periodo di calo fisico. Qualcuno aveva fatto filtrare la notizia e l'albergo che ospitava il Genoa era presidiato con cimici in ogni stanza. Furono intercettati dei dirigenti, con consegna di 500mila euro al capitano del Venezia: finita la cosa, furono pedinati dalla Polizia. Il Genoa, come linea difensiva, volle parlare del pagamento in nero del calciatore e attraverso l'ex Ministro della Giustizia chiesero di non utilizzare le intercettazioni per un vizio procedurale».
Ovviamente occorrerà vedere come le indagini proseguiranno: ma questa spallata quanto è pesante per l'intera Lega Pro?
«Premettendo che non ho tanti dati in più rispetto a quelli di dominio pubblico, ma va detto che dall'arresto alla responsabilità comprovata, in diritto ce ne corre. A volte i provvedimenti di restrizione personali si rivelano infondati. Il calcio italiano vive una crisi economica incredibile e ogni anno ci sono queste situazioni: non so se dietro ci siano vere organizzazioni malavitose o iniziative personali. Di certo, le sanzioni per calcioscommesse sono irrisorie e il fenomeno consente guadagni che non hanno pari. In Italia e credo anche a livello comunitario, c'è un tetto abbastanza limitato all'investimento di somme per le scommesse, laddove all'estero, in Paesi come Singapore, con un click si possono giocare anche 500mila euro. Ciò che può essere assoggettato a un limite da parte delle autorità sportive in Italia, mentre in tanti stati esteri l'assenza di controlli fa sì che vengano scommesse somme con puntate pazzesche eludendo il controllo, mancando un limite numerico e mancando i monitoraggi. Oggi ci sono migliaia di puntate differenti, perciò anche per gli organi che controllano i flussi all'estero ha maggiori difficoltà nel farlo».
(Twitter: @GuerraLuca88)