Calcio
Barletta, parola d'ordine ripartire
L'iscrizione all'Eccellenza è solo il primo passo, ora serve compattezza per la risalita
Barletta - giovedì 6 agosto 2015
11.01
Forse ancora non ci rendiamo conto, forse qualcuno solo adesso sta realmente realizzando cosa ci è accaduto. No ragazzi, l'anno prossimo non vi trasmetteremo le emozioni dell'"Arechi", del "Vigorito", del "Granillo", non vi racconteremo i derby di fuoco contro Foggia e Lecce, no purtroppo non faremo nulla di tutto ciò. Quello che faremo è ben altro, quello che faremo è un qualcosa di simile a ciò che avevamo ormai riposto nel cassetto di quei ricordi che sbiadendosi diventavano anche belli seppur sinonimo di sofferenza. Chi non sorriderebbe al ricordo del Barletta di Flora e del campionato vinto dopo il duello contro l'Altamura, a quello di Savino Daleno che guida la squadra negli epici duelli contro l'Aversa o a quello di Lello Sciannimanico e dei suoi ragazzi terribili, ultimo atto (già nei professionisti) di una risalita dall'inferno durata tanto, troppo tempo. Ora, purtroppo ci risiamo, ed ecco cosa ci troveremo a raccontare: ci troveremo a raccontare della trasferta di Leverano, del derby con il Trani e l'U.C. Bisceglie e delle sfide contro le "corazzate" Altamura e Molfetta. Si, ragazzi, siamo nuovamente in Eccellenza.
Ripartire puntando in alto, facendo tesoro degli errori del passato
Siamo in Eccellenza dicevamo, e ieri alla notizia dell'iscrizione, nonostante si stesse facendo un salto all'indietro di ben due categorie si era lì ad esultare. Si esultava certo, si esultava perchè la Barletta calcistica al termine di un anno da incubo ha rischiato seriamente di non prender parte nemmeno alla comunemente detta "Premier League" pugliese, e se ci è riuscita è solo grazie allo sforzo di tutti, dall'amministrazione comunale, all'imprenditoria fino ad arrivare ai tifosi che dopo essersi resi conto che si stava lentamente cadendo nell'oblio tra un interessamento più o meno concreto di questo o quell'imprenditore si sono rimboccati le maniche dando il via ad una raccolta fondi che ha rappresentato nella maniera più assoluta e concreta la passione dei barlettani per la propria squadra di calcio. Certo, verrebbe da pensare che se questa stessa unità di intenti e questa stessa passione avesse coinvolto tutte le componenti qualche tempo fa, probabilmente non ci saremmo ritrovati ad agognare gli spalti del "Manzi-Chiapulin" (sì, proprio il "Manzi-Chiapulin", dove si andava a guardare il Real Bat e l'Audace, e questo rende meglio l'idea di dove siamo finiti) per guardare una partita della nostra gloriosa squadra, ma omai è inutile piangere sul latte versato, da quegli errori bisogna ripartire per puntare in alto sin da subito, perchè sarebbe mortificante sbagliare nuovamente, come 20 anni fa, sostare più di 10 anni in categorie che non ci appartengono e che fanno perdere intere generazioni di appassionati.
Lo slancio di tutti, verso un unico obiettivo
Ed allora, bisogna ripartire, bisogna farlo tutti insieme creando entusiasmo. Ovviamente, è inutile nascondersi non sarà facile. Non si può immaginare di avere una sorta di diritto divino che ci riporterà in alto ("Nou seim u Barlett, m fett a serie B, chiss c sà", era una delle frasi più gettonate nei campi pugliesi e del sud Italia di fine anni '90 inizio anni 2000) perchè è vero, siamo una squadra blasonata ma nulla ci sarà regalato e nulla dovrà esser lasciato all'improvvisazione. Per questo motivo, bisognerà continuare sulla strada tracciata, sulla strada dell'unità d'intenti, che dovrà essere necessariamente supportata dal capitale necessario per poter affrontare una strada difficile ed impervia qual è quella della risalita. Chi l'ha vissuta già sa cosa si sta andando ad affrontare e deve provare a fare in modo che per chi lo sta vivendo per la prima volta, l'esperienza sia meno traumatico e l'unico modo per farlo è quello di avere come unico chiodo fisso in testa quello di tornare da dove siamo arrivati e rimettere anche questa esperienza nel cassetto di quei ricordi che nascono amari ma che poi sbiadiscono e strappano un sorriso.
Ripartire puntando in alto, facendo tesoro degli errori del passato
Siamo in Eccellenza dicevamo, e ieri alla notizia dell'iscrizione, nonostante si stesse facendo un salto all'indietro di ben due categorie si era lì ad esultare. Si esultava certo, si esultava perchè la Barletta calcistica al termine di un anno da incubo ha rischiato seriamente di non prender parte nemmeno alla comunemente detta "Premier League" pugliese, e se ci è riuscita è solo grazie allo sforzo di tutti, dall'amministrazione comunale, all'imprenditoria fino ad arrivare ai tifosi che dopo essersi resi conto che si stava lentamente cadendo nell'oblio tra un interessamento più o meno concreto di questo o quell'imprenditore si sono rimboccati le maniche dando il via ad una raccolta fondi che ha rappresentato nella maniera più assoluta e concreta la passione dei barlettani per la propria squadra di calcio. Certo, verrebbe da pensare che se questa stessa unità di intenti e questa stessa passione avesse coinvolto tutte le componenti qualche tempo fa, probabilmente non ci saremmo ritrovati ad agognare gli spalti del "Manzi-Chiapulin" (sì, proprio il "Manzi-Chiapulin", dove si andava a guardare il Real Bat e l'Audace, e questo rende meglio l'idea di dove siamo finiti) per guardare una partita della nostra gloriosa squadra, ma omai è inutile piangere sul latte versato, da quegli errori bisogna ripartire per puntare in alto sin da subito, perchè sarebbe mortificante sbagliare nuovamente, come 20 anni fa, sostare più di 10 anni in categorie che non ci appartengono e che fanno perdere intere generazioni di appassionati.
Lo slancio di tutti, verso un unico obiettivo
Ed allora, bisogna ripartire, bisogna farlo tutti insieme creando entusiasmo. Ovviamente, è inutile nascondersi non sarà facile. Non si può immaginare di avere una sorta di diritto divino che ci riporterà in alto ("Nou seim u Barlett, m fett a serie B, chiss c sà", era una delle frasi più gettonate nei campi pugliesi e del sud Italia di fine anni '90 inizio anni 2000) perchè è vero, siamo una squadra blasonata ma nulla ci sarà regalato e nulla dovrà esser lasciato all'improvvisazione. Per questo motivo, bisognerà continuare sulla strada tracciata, sulla strada dell'unità d'intenti, che dovrà essere necessariamente supportata dal capitale necessario per poter affrontare una strada difficile ed impervia qual è quella della risalita. Chi l'ha vissuta già sa cosa si sta andando ad affrontare e deve provare a fare in modo che per chi lo sta vivendo per la prima volta, l'esperienza sia meno traumatico e l'unico modo per farlo è quello di avere come unico chiodo fisso in testa quello di tornare da dove siamo arrivati e rimettere anche questa esperienza nel cassetto di quei ricordi che nascono amari ma che poi sbiadiscono e strappano un sorriso.