Pavone e Tatò
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Calcio

Barletta Calcio, Pasquale Di Cosola racconta la sua versione dei fatti sulla trattativa

Intervista esclusiva: "Difficile coabitare con Tatò". Dichiarazioni pungenti sul ds Pavone

"Convivere con il presidente Tatò? Sarebbe molto difficile, se non impossibile". Questa è solo una delle lapidarie risposte date ai nostri microfoni da Pasquale Di Cosola, imprenditore barlettano 42enne figlio del più noto Francesco che tra il 1985 e il 1990, negli "storici" anni della serie B, ha detenuto la presidenza della S.S. Barletta Calcio. La trattativa tra Di Cosola e il numero 1 biancorosso per la cessione delle quote del club di via Vittorio Veneto è storia ormai nota, nonostante i continui dinieghi o smorzature di toni ai quali assistiamo nel consueto "balletto" delle parti. L'offerta c'è stata, conferma Di Cosola, che ha parlato di un progetto giovane e con infrastrutture innovative- anche se i tempi recenti hanno dimostrato che nonostante la buona volontà messa in campo dal sodalizio di via Veneto, tra il dire e il fare c'è di mezzo...il Comune o più spesso il Coni- ma al momento la trattativa non sembra poter andare in porto. Prima l'Andria, dunque, dove la trattativa è saltata per incomprensioni sul deferimento subito dal club biancazzurro, ora il Barletta, ma i primi segnali di interesse per i biancorossi risalgono a dicembre 2011. Un'idea che al momento appare però irrealizzabile: la linea segnata da Roberto Tatò sarebbe chiara. Solo a fine stagione, quindi a maggio, sarà presa una decisione sul futuro societario. Diversi i "sassolini" che il figlio del presidente degli storici anni della B si toglie dalla scarpa con le sue dichiarazioni: dalle risposte piccate alle parole del ds biancorosso Pavone (il quale aveva spiegato in una recente intervista che "voci relative ad un'eventuale acquisizione della società, riguardanti un signore che ha manifestato l'interesse per più club e non per il solo Barletta Calcio, destano dubbi e perplessità"), all'ammissione delle incompatibilità con Tatò. Un'intervista che racconta una versione dei fatti delle due parti coinvolte nella trattativa più vociferata delle ultime settimane in Lega Pro:

«Vorrei innanzitutto fare delle precisazioni in merito al passato da presidente di Francesco Di Cosola. La gestione di mio padre, che ha lasciato la società nel 1992 e non nel 1995, ha lasciato alle casse della Società un attivo di 1 miliardo e 200 milioni delle vecchie lire. Mio padre ha lasciato la società senza alcun corrispettivo in cambio delle quote societarie. Dire che la famiglia Di Cosola ha fatto sparire il calcio a Barletta è veramente ridicolo, dopo quello che la famiglia Di Cosola ha dato alla Città di Barletta. Per quel che riguarda i miei rapporti con il presidente Tatò, noi abbiamo un rapporto di amicizia. C'è stato un rapporto non di collaborazione a livello di "libro paga", bensì gratuita: gli ho dato la mia disponibilità, ritengo di avergli dato suggerimenti importanti, gli ho dato anche una mano nella pubblicità. Ho portato anche beneficio economico nella società. Gli ho dato tantissima disponibilità per stargli vicino nei momenti importanti e non. Poi lui ha preso delle scelte che non ho condiviso e le nostre strade si sono un attimo allontanate, ma il rapporto di amicizia è rimasto tale, tant'è vero che noi abbiamo la passione per le imbarcazioni e d'estate abbiamo passato dei momenti insieme».

«Poi comunque, quando si parla di un mio avvicinamento a marzo, non è così. Il mio primo approccio si è verificato a dicembre dell'anno scorso, quando lui non ha voluto cedere il pacchetto azionario - faccio una puntualizzazione, cedere, e non vendere il pacchetto azionario, come avviene in tutte le società di Lega Pro-. Poi ci sono stati dei messaggi di schermaglie durante giugno e settembre. Io ho colto che lui non voleva uscire dal mondo del calcio, e chiaramente mi sono rivolto ad altri lidi, tipo Andria. Purtroppo la mia passione per questo mondo è notevole, ho voglia di entrare in questo mondo da protagonista e fare calcio, perchè ho tanta voglia di fare calcio, ma calcio serio. Ad Andria è successo quello che è successo con il problema del deferimento e mi sono tirato indietro. Ho appreso che Tatò ha fatto delle dichiarazioni forti, ammettendo una disponibilità a fare un passo indietro, e allora io sono intervenuto in maniera forte. Parecchie persone ci hanno visto in questo incontro. Io ho manifestato il mio forte interesse nel rilevare il pacchetto azionario, e ora aspetto la decisione e la risposta di Tatò».

Quanto c'è di vero nelle voci che parlano di un possibile avvicendamento a maggio, di un presidente Tatò che sta prendendo tempo in attesa di qualche risultato buono della squadra?
«A maggio non so se sarò ancora interessato. Oggi ho questa passione, ho disponibilità di tempo per fare calcio, perchè nel calcio c'è bisogno di lavoro, ma di lavoro serio. Probabilmente a maggio potrei aver trovato altri impegni e non essere più interessato. Bisogna anche vedere la categoria in cui si trova il Barletta Calcio. Oggi, fare delle proiezioni a 6-7 mesi è difficile. Oggi sono fortemente interessato, ho una cordata di imprenditori amici alle mie spalle. C'è veramente un progetto serio, basato innanzitutto sul rinforzare la squadra. C'è da investire denaro per rinforzare una squadra che al momento non è all'altezza della categoria. Quindi, puntare a rinforzare in maniera forte, con 6-7 elementi nuovi in rosa, e pensare quanto meno a salvarci attraverso i playout, perchè ormai la salvezza diretta la vedo difficile, quasi impossibile, direi un miracolo. Ormai degli errori sono stati fatti. Però bisogna anche avere il tempo per poter intervenire, perchè non siamo come al supermercato quando si compra il pane: ci vuole tempo, bisogna lavorare, capire, sentire, sondare, e poi intervenire, perchè bisogna intervenire. Chiaramente, se Tatò viene da me il 20 gennaio, è chiaro che non c'è più tempo per intervenire».

Vorrei chiederle, sarebbe disponibile, oltre a rilevare la Società, anche ad un'eventuale "coabitazione" con la vecchia dirigenza?
Mah, la vedo difficile, perchè Tatò ama fare la "prima donna", avere un ruolo da protagonista, ma questa non è una critica. La vedo difficile, ma tutto è possibile nella vita. Bisogna vedere, poi, dall'altra parte. Però, secondo me una coabitazione la vedo difficile.

Per quel che riguarda il progetto, invece, si parla di idee davvero ambiziose..
Io domenica sono stato allo stadio, veramente è stato straziante vedere negli occhi dei tifosi la rassegnazione. Questo è davvero un peccato, da barlettano, vedere la passione svanita. Il mio intervento è teso a riportare nuovo entusiasmo, lo stesso entusiasmo che c'era con la famiglia Di Cosola o quando c'era Sfrecola presidente. Bisogna lavorare bene, sui giovani, su un progetto per creare infrastrutture dove far allenare i giovani e creare un patrimonio della società.

«Vorrei infine fare un intervento sulle parole espresse in settimana dal direttore sportivo Pavone. Sono sconcertato del fatto che un professionista serio come lui possa fare delle considerazioni di una persona che per giunta non conosce o non ha mai visto operare, mentre il suo operato si può tranquillamente discutere. Negli ultimi 4-5 anni, guardando il suo palmares si sono viste processioni e fallimenti tra Cavese, Manfredonia e Foggia. Non ultimo quello che ha fatto a Barletta, che è un flop più totale, sia nella prima squadra che nel Settore Giovanile. Ha distrutto il Settore Giovanile. Sono rimasto stupito dalle dichiarazioni, prima di dare giudizi sulle persone, sarebbe conveniente dare uno sguardo agli scheletri nei propri armadi».


Si ringrazia Luca Guerra per la preziosa collaborazione.
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