Pop Corn

La voce di Lei, l’ossessione, la rivelazione

La tragicomica lungimiranza del genio di Spike Jonze

Perdizione e ritrovamento, epifania e paralisi sono gli assi su cui si interseca il poeta Theodore (Joaquin Phoenix), bravissimo a trascrivere l'amore degli altri, inetto a comprendere il suo. Reduce dalla separazione con sua moglie Catherine, fatica a firmare le carte del divorzio; affiliato utente del cyber casual sex, diletta la sua vita notturna con una libidine magnetica che non ha nulla a che vedere con il denudarsi e il baciarsi. Tutto naviga nella poltiglia liquefatta della vita virtuale in cui Theodore riesce a nuotare finché non aliena quel che resta delle sue capacità umane a una voce (la seducente Micaela Ramazzotti nella versione italiana); la sceglie femmina, la vuole calcolatrice, la vede donna. Lui le chiede come si chiama e Lei, sfogliando in due decimi di secondi 1800 pagine di nomi, sceglie Samantha.

Un climax ascendente che culminerà in una rapida discesa verso la realtà, proprio nel momento in cui la si voleva fuori dalla vita quotidiana. Unico ancoraggio fisico rimane l'amica Amy (Amy Adams), la quale condividerà con Theodore l'amore per un OS1, ultima invenzione del progetto "depotenziamento umano". Attrazione quanto mai fatale quella nutrita per un computer; una liaison dangereuse che, seppur lontana dai rischi della corrispondenza epistolare, trova il suo pericolo nella bolla solipsistica in cui si chiuderà l'in gamba autore di lettere d'amore. Un auricolare ed ecco la bellezza: la telecamera di un device nel taschino della camicia ed ecco l'esplorazione. E' ancora una volta la meraviglia aristotelica a inquadrare la sceneggiatura nella sorpresa di cui l'uomo sa essere ancora capace nel XXI secolo. Abbiamo visto ormai tutto? No, il progresso avrà sempre un infinito margine di regressione verso la delega digitale e il pauperismo cerebrale. Samantha legge le mail, Samantha risponde e scrive, Samantha consiglia, Samantha si meraviglia, desidera, si eccita, s'innamora, piange, s'ingelosisce, capisce, tradisce, abbandona. Samantha non è un computer, e neanche una donna; Lei è macchina senza corpo, soffoca senza che abbia le mani per strangolare. E'donna. E basta la parola per esserlo, la voce per esprimersi e l'occhio per capire che può dominare la realtà esterna senza neanche farne parte.

Lo spazio vitale di Theodore diventa quello di Lei: di empirismo ed empatia vive il sistema operativo. Le informazioni in esso contenuto sono mutuate dai sensi, dall'esperienza, dall'intuito. Niente di programmato, se non il metodo di smistamento della posta elettronica e la reading speed. Per il resto, Samantha sa ascoltare, sa percepire: l'intelligenza artificiale diventa emotiva e l'iperconnessione di Theodore si fa comunicazione vitale. Una trappola legata a doppio filo, dalla quale Lei si sbroglierà dopo aver esperito la capacità di volere, di soffrire e di godere.

La pellicola è dispiegamento rivelatore della "possibilità": dopo essersi innamorato di Samantha, Theodore firma il divorzio con l'ormai ex moglie, la sua realtà si fa aumentata e la sua potenza neutralizzata. Alla rivelazione seguono la paralisi e la presa di coscienza di aver scambiato la possibilità di sbagliare per un po'di sicurezza. Ma l'errore c'è ed è quello di essersi (af)fidato di un computer, di averlo umanizzato, potenziato e predisposto all'inganno. Theodore rimane solo con Amy, in compagnia dell'umana mutilazione della perfezione e Los Angeles è una lucciola nell'oscurità di una notte indefinita. L'always on di Lui si spegne; ha inizio la disintossicazione.
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