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In “Grace di Monaco” la bellezza della Kidman non basta

La ricostruzione di un non-biopic molto studiato ma poco accettato

Una Kidman splendente, regale, padrona della scena con la sua bellezza ha aperto tra i fischi la 67esima edizione del Festival del Cinema di Cannes con il film sulla vita di Grace di Monaco, una Kidman di sempre intatta nella sua perfetta armonia ma che non è, nella sua immagine molto studiata, la Grace che tutti conoscono. Numerose le polemiche sorte intorno al film "Grace di Monaco", a partire dal rifiuto della famiglia Grimaldi che non ha inteso accettare la produzione in quanto commerciale, poco realistica e incentrata su episodi inesatti, fino alla malevola accoglienza del pubblico alla prima riproduzione del Festival di Cannes.

Nonostante l'artificialità di alcune scene e la glaciale atmosfera emotiva, il film ritrae un anno della vita monegasca di Grace Kelly lasciandosi seguire con disinvoltura guidando lo spettatore in un mondo principesco fatto di dettagli e preziosità, piccole tragedie e affari di stato. Colpisce la scelta del regista Olivier Dahan che ha voluto incentrare il suo non-biopic su un particolare anno della vita della principessa, un momento di grandi turbolenze politiche. Ci saremmo aspettati un focus sul passaggio della "Gracie" di Hitchcock, giovane e splendente bellezza hollywoodiana alla moglie di Ranieri, colta tra balli romantici e intimità regali. Ci saremmo aspettati il ritratto dall'apogeo al momento della crisi, mentre la protagonista di Dahan è una donna già intimamente infelice e insicura, fragile nella sua marmorea eleganza, combattuta tra se stessa e la famiglia, tra le sue passioni e i grandi doveri.

Sporadiche le presenze nella pellicola degli eredi al trono, mentre ingombranti sullo schermo sono le turbolenze politiche e gli inganni, fulcro di questa rielaborazione cinematografica in cui una Grace già matura nella vita di corte, ma ancora inesperta nelle scelte difficili si presta ad un infantilismo che non le si addice. Una lode spicca tra le tante insufficienze date al regista, per aver abilmente rievocato i set hollywoodiani e le atmosfere hitchcokiane, mentre si rimproverano i tocchi da fiction di alcuni passaggi abbandonati ai facili sentimentalismi e lo scarso spessore nell'immagine della protagonista. Una Kidman molto brava ma inevitabilmente, dato il taglio della pellicola, diversa dalla Grace Kelly storica, figura d'eccellenza che s'impose nel novero dei famosi dapprima come attrice e poi come principessa, oltre che per la sua immane bellezza, per determinazione e forza d'animo divenute esemplari per le donne dell'epoca.
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