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Italo Calvino, 15 ottobre 1923: appunti di viaggio

A cura di Giuseppe Lagrasta

Italo Calvino, autore tra i più importanti della letteratura italiana ed internazionale del Secondo Novecento nasceva il 15 ottobre del 1923 a Santiago de Las Vegas. Il padre agronomo e docente universitario, dirigeva, in quel periodo, la Stazione sperimentale di agricoltura all'Avana mentre la madre Eva Mameli è stata la prima donna in Italia ad assumere una cattedra di Botanica Generale.

Per attualizzare la figura di Italo Calvino, nell'anniversario della sua nascita, confermiamo che il nostro autore è stato un intellettuale e narratore dalla scrittura tersa, trasparente e che ha invitato i lettori a conoscere gli abissi esistenziali, spirituali e cosmici della società complessa, caotica e multilabirintica. Infatti l'autore ha dato voce all'uomo che sfida il labirinto, che prende coscienza di navigare nel mare dell'oggettività riconoscendo che sarà necessario intercettare la forza del midollo del leone per rinnovare una moralità rigorosa che avvii verso la libertà. Il ligure è stato narratore eclettico, razionale e prismatico, irrazionale e poetico, interiore e ironico, riflessivo e sperimentale; ha dettato il ritmo del suo narrare tra perplessità e stupore, tra meraviglia e fantasia, tra viaggi cosmicomici e cosmogonie fantastiche abitate sia da protagonisti intergalattici come il Signor Qfwfq, vecchio quanto l'esistenza dell'universo che da abitatori stralunati di terrestricità come baroni rampanti, cavalieri inesistenti e visconti dimezzati e dimidiati.

La metafora calviniana del "dimidiamento" ci permette di comparare la vita dei "Nostri stralunati Antenati" con quella che trascorriamo stando nelle nostre caseweb e città webinvisibili. Così possiamo collegare le figure araldiche calviniane ai viaggiatori social che abitano l'etere e che solcano l'oceano del web. Il rischio repentino che si incontra, quando non si prende atto del contesto, sarà quello di ritrovarsi all'improvviso, viaggiatori web-inesistenti, web-dimezzati e web-rampanti. Il pericolo è alto se non si dovesse correre ai ripari riportando al centro della formazione giovanile e degli adulti un punto cruciale sul quale insistere e incidere, qual' è quello della formazione all'identità digitale collegata ai saperi dell'educazione civica e della cittadinanza attiva.

È possibile affermare, comunque, che sia il barone rampante che il visconte dimezzato e il cavaliere inesistente hanno una visione del mondo allargata, diciamo, in linguaggio social, aumentata, autonoma e che spesso per sopravvivere combattono contro una civiltà oscura, liquida e magmatica. Il visconte dimezzato e Il barone rampante, protagonisti liquidi calviniani vivono in una società settecentesca, mentre il cavaliere inesistente ha vissuto in quella medievale. Inesistenza, dimidiamento, rampantismo, tre modalità viventi che ci appartengono e che sono avvolte da ragnatele web-erranti. È opportuno intercettare lo scrittore Italo Calvino come intellettuale visionario, in quanto, invece di fare "letteratura per la letteratura", ha saputo e voluto coniugare, per mezzo delle sue opere, i saperi scientifici con quelli umanistici ed un noto esempio è rappresentato dai racconti pubblicati ne " Le Cosmicomiche" e nelle " Cosmicomiche vecchie e nuove", oppure in "T con Zero", e anche nel grande poema in prosa " Le Città Invisibili", dove la metafora di Venezia, città arenata sull'acqua con le sue fondamenta invisibili, affiora con la sua dimensione interdisciplinare attraverso la narrazione creativa calviniana: figure e immagini intrecciate alla storia e alla storia dell'arte, alla filosofia e all'architettura, alla scultura e alla geografia, all'ecologia e alla storia del paesaggio italiano.

Ecco che per condividere con i giovani la complessità delle narrazioni di Italo Calvino, intrecciate al mondoweb, ai viaggiatoriweb, alle relazioni websocial, occorre approfondire non solo i rischi e i pericoli che ci indica lo scrittore ma anche le possibilità positive che potrebbero svilupparsi viaggiando nell'oceanoweb. Quindi sarà opportuno e necessario informare e formare i giovani discutendo con loro, a tutto tondo, dell'alta valenza formativa posseduta dai saperi scientifici connessi ai saperi umanistici, quando si sviluppano con coerenza e quando non si alzano muri didattici e ostili confini tra saperi e saperi. La narrativa di Italo Calvino, quindi, è marcata da tratti fantastici e visionari, umanistici e scientifici, realistici e iperreali, e quindi leggere e indagare lo scrittore ligure favorisce lo sviluppo e il desiderio di conoscere, approfondire e meditare sia sul versante della natura che della cultura e della specificità esplicitata dall'educabilità alla narrazione umana.

Scriveva Italo Calvino ne " Le Città Invisibili"(Einaudi, 1972): "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."

Il testo di Italo Calvino situato nelle ultime pagine de "Le Città Invisibili", non deve essere inteso come un suo ultimo testamento, ma deve far riflettere su alcune parole – chiave del dizionario di Scienze dell'educazione e che riguardano "la scelta", "l'impegno", "la decisione", la "riflessione", "l'epochè" (la capacità di interrogarsi) termini che avvolgono i momenti cruciali del vivere umano, nelle città e tra le città e che aiutano a comprendere dove si annida l'inferno e combatterlo e non farne parte. Non è questione di città visibili o città invisibili, l'invisibilità di cui parla Calvino riguarda il nostro sentirci estranei, dimidiati, o forse inesistenti rispetto alle scelte strategiche che ci appartengono come esseri umani e che invece affidiamo ad altri rischiando così di smarrire il nostro mandato nei meandri di deleghe demandate a persone che si rivelano spesso, inadeguate. E come titolava un romanzo del grande e forse troppo presto dimenticato, Antonio Tabucchi, prendiamo atto che «Si sta facendo sempre più tardi». Sempre più tardi. Consigliamo di leggerlo.
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