Macerie in via Roma
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Cronaca

Tragedia di Via Roma, altre tre parti civili per il crollo

Le dichiarazioni del pm Maralfa all'udienza di ieri

La costituzione di altre 3 parte civili, l'intervento illustrativo del pubblico ministero su ciò che intende provare a dibattimento; l'escussione dei primi testi della Pubblica Accusa. Questi i 3 snodi su cui ha vissuto l'udienza sul drammatico crollo di Via Roma che il 3 ottobre 2011 costò la vita a 4 operaie "a nero" dell'impresa tessile di Savio Cinquepalmi - Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza, Tina Cenci - ed alla 14enne figlia di quest'ultimo, Maria.

In primo luogo, la prima sezione del Tribunale di Trani ha ammesso al dibattimento altre 3 parti civili che avevano fatto relativa istanza all'udienza del 4 Luglio: il sindacato regionale Uil, l'Osservatorio Giuila e Rossella (che ha tra i fini statutari la lotta alle discriminazioni anche in ambito lavorativo) ed il proprietario di un'autovettura danneggiata dal crollo. Alla costituzione come parte civili dei sindacati (anche della CGIL che era già costituita in sede di udienza preliminare) e del Centro Anti Violenza Giulia e Rossella, nell'udienza estiva, si erano opposti i difensori dei 15 imputati sostenendo che il decesso delle lavoratrici non fosse qualificabile come incidente sul lavoro. Confermata (sempre in virtù di un'eccezione delle difese) la titolarità alla costituzione di parte civile dell'ANPANA, l'Associazione Nazionale Protezione Animali Natura ed Ambiente già entrata nel procedimento in fase di udienza preliminare.

Poi il pm Giuseppe Maralfa ha illustrato l'impostazione accusatoria e dunque i mezzi di prova (documentali e testimoniali) con cui intende dimostrare la colpevolezza degli imputati. «L'edifico crollato – ha affermato il pm - faceva parte di un unico aggregato edilizio che coincideva con l'intero isolato racchiuso tra le vie Cognetta, Mura Spirito Santo, De Leon e Roma. Alla mancata comprensione che si trattava di un unico corpo di fabbrica sono conseguiti: errori di progettazione la mancata redazione delle relazioni di calcolo relative alle demolizioni; il mancato coinvolgimento dell'ufficio del Genio Civile; l'inadeguata redazione del piano di sicurezza e di coordinamento e del piano di demolizione; la complessiva illegittimità della procedura urbanistico-edilizia alla quale è seguita l'attività che ha portato al disastro. Maralfa ha poi evidenziato "le condotte scatenanti del crollo in senso stretto e cioè i cosiddetti lavori di pulizia del 21 settembre 2011; l'attività omissiva che si verificò in sede di sopralluogo il 30 settembre, quando non venne emesso il doveroso obbligo di sgombero del fabbricato, poi crollato, o quantomeno l'obbligo di sospensione dei lavori in corso nel confinante cantiere della Giannini Srl».

Dopo il preliminare intervento del pm, via libera all'escussione dei primi testi della sua lista. In pratica uomini delle Forze dell'Ordine intervenuti sul luogo del disastro. Tra essi è stato escusso l'ex comandante della Compagnia dei Carabinieri di Barletta Marco Vatore, attualmente in servizio a Livorno. Giovedì nuova udienza sempre per l'audizione dei testi del pm.
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