Stelle Mele San Ferdinando
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Politica

Stella Mele: «Farsa in tre atti»

Le segretaria provinciale de "La Destra" interviene: «in questo teatrino solo piccole mediocrità». Appuntamento al prossimo atto

«Abbiamo assistito a Barletta all'ennesimo spettacolo poco edificante offerto dalla politica locale». Pungente e attinente la nota del segretario provinciale de "la Destra" Stella Mele [di recente definita dal noto Buttafuoco "La marine le Pen d'Italia" ndr]. «Ho sempre pensato che la politica dovesse servire per affrontare e risolvere i problemi dei cittadini e che le differenze valoriali fra le forze politiche dovessero portare ad uno stretto e ferrato confronto progettuale dal quale con sintesi e antitesi si potesse arrivare a governare una comunità. Sono sempre stata convinta che le maggioranze e le opposizioni si componessero proprio sulla base di queste differenze progettuali. Sono sempre stata convinta che un organo di Governo dovesse essere composto dalle persone che grazie alle proprie competenze potessero far diventare azione di governo e atti amministrativi le idee che sottendono le scelte di campo. Ero convinta che sulla base di questi assunti il Sindaco di Barletta avrebbe risolto la crisi di governo che ha paralizzato la nostra Città. Ero, cioè, convinta che il Sindaco avrebbe varato una giunta in grado di risolvere seriamente i problemi della nostra comunità e di governare serenamente il nostro territorio. Devo, invece, prendere atto che tutto il tempo che Maffei ha utilizzato e sprecato è stato impiegato per ideare una vera e propria farsa che denota tutta l'inettitudine del centro-sinistra barlettano e la sete di potere finalizzata a se stessa dei partiti che lo compongono, nonché la debolezza di Maffei come Re Travicello, costretto a dimenarsi fra onde che non è in grado di governare. Se fossi una scrittrice teatrale utilizzerei la cronaca politica di questi giorni come spunto per una farsa divisa in tre atti, di cui però riusciamo già ad immaginare innumerevoli prosiegui, sempre contraddistinti dalla totale indifferenza per gli interessi dei cittadini».

ATTO PRIMO. Maffei il 30 Aprile si alza in trono, gonfia il petto e dichiara con un comunicato che non accetta il ricatto dei partiti, che la giunta sarà di alto profilo e che, comunque, non ha alcuna intenzione di concedere assessorati ai partiti che non hanno partecipato alla competizione elettorale. Queste le sue parole: "tengo a precisare che non sono disposto a ratificare accordi che scavalchino le mie prerogative e disattendano le indicazioni elettorali ignorando gli indirizzi condivisi con le forze politiche all'indomani delle elezioni del maggio 2011. Prerogative per giunta assegnate ai sindaci dalla legge, rigettando, pertanto, l'ipotesi di "piatti precotti" o di "elenchi della spesa". Sono al lavoro per organizzare al meglio l'insieme delle deleghe, coerenti con la nuova struttura organizzativa varata lo scorso 5 marzo ed in grado di garantire il miglioramento dell'efficienza amministrativa e della qualificazione della spesa. Come punto fermo dell'azione che mi ha contraddistinto in questi sei anni di lavoro ed in una fase in cui la politica è al centro di duri attacchi che sfociano nell'antipolitica, unitamente ad una situazione economico sociale che richiede sempre più sacrifici, correttezza, massimo impegno, senso di responsabilità e rigore, trovo fondamentale garantire e richiedere un elevato e qualificato profilo amministrativo". In un tripudio di applausi a scena aperta all'emozionante agone, tutti noi cittadini comuni quasi meravigliati da tanto ardore speravamo lo facesse. Certo Maffei non ci ha mai emozionato, non lo abbiamo votato, ma per indole e tradizione, chi mostra il petto e caccia coraggio non può che piacerci. Certo era che nella mediocrità della politica quotidiana e barlettana, nel suo triste teatrino era comunque bello, non fosse altro perché anomalo, immaginare che il Sindaco avesse deciso di fare il Sindaco. Ordinaria amministrazione in periodi normali, ma in tempi di tramonto anche i piccoli uomini hanno ombre lunghe.

ATTO SECONDO. Inizia la congiura della corte. Consiglieri Comunali, amici di amici, gruppi nuovi e vecchi sono pronti a tramare, a chiedere e a congiurare. Mentre Barletta, come il resto d'Italia, soffre la crisi, la politica barlettana si impegna a chiedere la lunga lista della spesa, con tanto di menù e di sottomenù. Non per progetti si litiga, ma per pagnotte: il tutto è di dominio pubblico.
Fra la richiesta di un assessorato, quella di un posto alla presidenza del Consiglio Comunale, quella di un consiglio d'amministrazione, di presidenze, vicepresidenze e consiglieri nella Bar.sa, e fra richieste di revisori, di "spazi" nel patto territoriale e nella gestione della casa di riposo dei Cappuccini e nel nucleo di valutazione, la politica parla di ciò che ai cittadini non interessa, salvo poi meravigliarsi che i cittadini non si interessino di politica. Non mi meraviglio (giammai mi meraviglierei!!). Chi ha investito tanti soldi per procurarsi voti poi ha il bisogno di rientrare del capitale investito. Chi compra voti non lo fa mai per un pubblico interesse, ma solo per il privato tornaconto, non per gloria, ma per successo. Immaginavo un Sindaco chiuso nel suo fortino, pensieroso sul da farsi, pronto a sfidare il Consiglio Comunale, la corte per il bene della Città. Immaginavo di vederlo sfidare tutti i complottisti della pagnotta. Nel frattempo, come risvegliato dal sonno anche il centrodestra Barlettano resuscita, pronto a portare il suo sostegno, ad aiutare il Sindaco per una Giunta Tecnica. Con mossa da stratega dalla già incerta opposizione passa al probabile sostegno, invece di colpire è pronta ad aiutare.

ATTO TERZO. Si convoca il Consiglio Comunale, aspettavamo un leone governare l'assise, invece, abbiamo visto un fanfarone, vestito da cameriere. Il Sindaco che si dichiarava non disponibile a cedere alla richiesta della lista della spesa, esaudisce tutti i desideri, senza alcuna difficoltà portando un caffè all'assessore nominato ed un'aranciata al nuovo membro del Consiglio d'amministrazione. La torta è servita, ad ognuno la sua fetta. La maggioranza dei partiti, delle liste e finanche dei gruppi consiliari nati senza elezioni è accontentata, ad ognuno ciò che vuole. Il centrodestra, non avendo ottenuto il governo tecnico, si sveglia di nuovo dal suo coma e chiede che vengono assicurate ad essa le nomine negli organismi di garanzia dimenticando che proprio qualche mese fa aveva rinunciato ad una vice-presidenza di una commissione di controllo in cambio, forse, di qualche briciola più gustosa. Intanto è pronto un quarto atto. Già l'Italia dei Valori non si riconosce nell'assessore nominato, chiede che tutto venga ridiscusso, che tutto venga ridisegnato. Siamo certi, il Sindaco gonfierà di nuovo il petto, salvo poi piegar la testa e calar le braghe. Ci sarebbe da ridere, da pagare il biglietto, se non fosse che ciò che accade nel teatro Curci questa volta non è soltanto uno spettacolo al quale rimanere indifferenti, ma ciò che succede guiderà le nostre scelte e i cittadini lo stanno già pagando a caro prezzo. Divisi come siamo fra buffoni e servitori, petti gonfi e teste basse per chiudere con Shakespeare: " Allora, per la verità, mi sembra troppo bassa per un'alta lode, troppo scura per una chiara lode, e troppo piccola per una grande lode. Solo questo posso riconoscerLe di buono, che se fosse diversa da com'è, non sarebbe bella, e che, essendo com'è, non mi piace".

«Insomma, in questo teatrino non c'è nulla da lodare, solo piccole mediocrità, modeste meschinità e patetiche ambizioni. La politica a Barletta, almeno nelle istituzioni, è morta. Appuntamento al prossimo atto, ci sarebbe da ridere se non trovassimo maggiori ragioni per piangere».
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