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Politica

Sottopasso di via Fracanzano: cronaca di una storia di lentocrazia

Il consigliere comunale Cannito ricostruisce le vicende

Quella del futuro sottopasso pedonale di via Fracanzano-via Manin è definita una «storia di lontocrazia» dal consigliere comunale del PSI Cosimo Cannito, che ricostruisce la storia burocratica di un'opera che ancora tarda a concretizzarsi. «In data 06-10-1982 - scrive Cannito - la signora C.C. si obbligava tramite atto notarile a cedere in forma unilaterale, irrevocabile e bonaria al Comune un suolo di circa 367 mq in via Manin in cambio della ottenuta concessione edilizia richiesta per la costruzione di un immobile. La signora si obbligava inoltre a propria cura e spese a ripristinare il manto stradale di circa 350 mq e a ripristinare l' impianto di pubblica illuminazione».

«Il Consiglio Comunale con la delibera n 63 del Dicembre 2008 acquisiva al patrimonio comunale il tratto terminale di 367 mq di via Manin. In quella stessa delibera si affermava in forma vincolante che l' area acquisita veniva destinata alle opere necessarie alla soppressione dei passaggi a livello. L'acquisizione veniva trascritta all' Ufficio del Registro in data 17-04-2009 con il pagamento della tassa di trascrizione di € 266.58. Quindi di fatto quel suolo dal 2009 è legittimamente di proprietà comunale e , quindi, le condizioni per procedere alla cessione dell'area a RFI -rete ferrovie italiane - per la realizzazione del sottopasso pedonale di via Manin–Fracanzano sono legittime e sussistenti. Per il nostro settore Urbanistica non è invece cosi' perché i proprietari dell'immobile oggetto della cessione, subentrati alla signora C.C. hanno diffidato la P.A. a prendere possesso, si badi bene della proprietà comunale, perché mai oggetto di cessione bonaria e comunque recintata e posseduta, come dicono i loro avvocati da oltre venti anni in modo pacifico, continuo ed interrotto».

«E' bastata questa diffida perché il settore urbanistico con grande slancio, coraggio e determinazione nell' ultima delle tante conferenze di servizio sollecitate da RFI, al fine di organizzare l'inizio dei lavori e di obbligare l'Amministrazione alla collaborazione necessaria, avendo urgenza di realizzare, a proprie spese il programma di soppressione dei passaggi a livello per fermare tutto e riservarsi di riscontrare (a se stesso! ) il rilascio del certificato di agibilità la legittimità della recinzione di ferro posta a chiusura del suolo pubblico e soprattutto la legittimità della delibera consiliare di acquisizione del suolo. Questo nonostante, gli atti istituzionali e notarili, che sono nella ovvia disponibilità del Comune e nonostante che nella stessa conferenza il settore Patrimonio confermi che la proprietà del suolo è del comune di Barletta. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il settore urbanistica del comune di Barletta trae la linfa vitale per la sua esistenza dal principio tutto difensivistico e consolidato della lentocrazia che è quella patologia delle amministrazioni pubbliche che privilegia il calmo rispetto della forma anziché della sostanza, e che purtroppo, bisogna prenderne atto, visto come vanno le cose, è molto in auge nel nostro Comune».

«Nulla importa se si perderà ulteriore tempo e se i costi dei lavori inevitabilmente lieviteranno a danno dei contribuenti. Nulla importa se in una situazione di disoccupazione dilagante non si creano le opportunità di lavoro. Nulla importa se ai cittadini non viene resa una opera infrastrutturale che migliori la loro qualità di vita e del loro ambiente . E l'Amministrazione Comunale che fa? Segue, io dico, passivamente la dirigenza del settore non avendo il coraggio di ordinare l'invio di una ruspa per abbattere il cancello e prendere possesso della proprietà comunale che si vuole, con cavilli procedurali, usurpare ai cittadini di Barletta che hanno già dato con la concessione edilizia e far pagare a coloro i quali rivendicano un non diritto i danni e l'occupazione di suolo pubblico. A chi addebitare la responsabilità morale materiale e politica del ritardo della realizzazione del programma di soppressione dei passaggi a livello, considerato che analoga situazione e analogo comportamento è stato posto in essere per una recinzione posta sulla proprietà comunale destinata al sottopassaggio della Madonna dello Sterpeto e che di fatto ha bloccato i lavori già iniziati in ritardo?».

«A nulla è servita, evidentemente, l'interrogazione da me presentata a Marzo 2014 per denunciare il ritardo degli inizi dei lavori dei sottopassi e per sollecitare l' inizio degli stessi. In questo scenario di mala burocrazia e di infingardaggine politico- amministrativa non oso immaginare quello che accadrà quando si dovrà dare corso ai lavori di soppressione del passaggio a livello di via Andria. Se la politica ha a che fare con il potere e il suo ruolo appunto è quello di sentire su di sé l'onere di servire i cittadini, utilizzando questo strumento specifico è ora che la Maggioranza politica che avuto il mandato elettorale di amministrare la nostra città, ponga nella agenda delle sue priorità il coraggio di agire e di avversare quell' atteggiamento mentale che mette al primo posto la lenta esecuzione delle prassi e delle procedure anziché di porre al centro il servizio ai cittadini. La città è ferma e non si può pensare di stare sempre a guardare».
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