Protesta studentesca
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Scuola e Lavoro

Posti in piedi per gli studenti

In piazza per l’edilizia scolastica e il diritto allo studio

Nella mattinata di ieri le strade di Barletta risuonavano di voci studentesche, accomunate da un'unica motivazione: la richiesta del finanziamento della Legge Regionale sul diritto allo studio per un piano di edilizia scolastica che risolva "in maniera definitiva e non emergenziale" i problemi che colpiscono gli istituti scolastici, argomento che a Barletta è davvero vivo e urgente. Il corteo di protesta è partito dal Polivalente, proprio il "centro gravitazionale" della forte polemica che sta coinvolgendo ormai da settimane gli istituti "Nervi" e "Garrone", per la cronica carenza di aule di quest'ultimo e il successivo contenzioso con la comunità del "Nervi", che rischia lo "sfratto" dalle proprie aule.

A sostenere e animare la protesta il movimento del "Blocco Studentesco": «Dopo svariati cortei di protesta ed incontri presso la provincia - si legge in una loro nota - siamo tornati in piazza per esprimere il nostro disappunto nei confronti dell'incompetenza con cui viene gestita questa situazione. Le soluzioni fino ad ora adottate sono frutto dei continui tagli previsti dalle recenti riforme scolastiche, a causa delle quali l'istruzione pubblica è entrata in una ottica di mera gestione aziendale. Oggi, assieme agli studenti del Polivalente, ci opponiamo a tutto ciò e pretendiamo che, da quegli organi sin ora assenti, giungano quelle risposte e quelle certezze reali sul futuro di questi istituti».
Manifestazione studentescaGli studenti scesi in piazza protestano sotto Palazzo di Città
Anche l'Uds (Unione degli studenti) ha fatto la sua parte chiedendo la risoluzione dei problemi di edilizia, protestando anche contro il patto di stabilità e la legge sul diritto allo studio del 2010 a cui non sono stati dati fondi: «Riteniamo fondamentale partire dai bisogni materiali degli studenti. Ad oggi il tasso di abbandono scolastico nella nostra regione è pari al 24%: il mondo della formazione è inaccessibile per molti studenti sia per i costi troppo alti di materiali, trasporti e libri, sia per la problematica dell'edilizia che colpisce gli istituti barlettani» ha dichiarato Luca Lamonaca dell'UdS Barletta. «Non è possibile che gli studenti non possano esercitare appieno il proprio diritto allo studio perché non hanno le aule in cui studiare o gli spazi in cui formarsi». Poi è intervenuto su alcune turbolenze che si sono manifestate durante il corteo: «Le istituzioni dovranno rispondere della presenza di gruppi neofascisti e violenti, incredibilmente in possesso di regolare autorizzazione, e che hanno strumentalizzato le istanze studentesche» conclude Lamonaca. In tutto questo ha espresso il suo disaccordo una professoressa, che ha ribadito: «Il disagio c'è, ma è la provincia che deve attivarsi per risolverlo". E chissà se anche questa volta come le altre, gli striscioni e le voci arrabbiate degli studenti barlettani saranno ignorate. Fatto sta che, nel corso della giornata di ieri, è giunta poi la notizia di un'avvenuta intesa tra le comunità scolastiche del "Nervi" e del "Garrone", che porrebbe quindi fine al contenzioso.

Durante la protesta ai piedi di Palazzo di Città, il sindaco Pasquale Cascella e l'assessore Antonio Divincenzo si sono soffermati a discuterne con una delegazione di studenti. "Nel confermare l'attenzione dell'Amministrazione all'attivo esercizio del diritto allo studio – si legge nella nota diffusa dell'ufficio stampa del Comune - il sindaco di fronte a specifici riferimenti ha espresso il convincimento, poi ribadito nella riunione convocata dal Prefetto Clara Minerva, che solo una convergenza di responsabilità può favorire una equa e condivisa soluzione della questione, superando ogni logica di parte". «Se questa assunzione di responsabilità c'è, e sarebbe grave se non dovesse ancora pienamente manifestarsi, tra aule vuote e doppi turni restano solo problemi logistico-organizzativo – ha detto il sindaco ai ragazzi – da affrontare nel rispetto delle reciproche esigenze, così da non compromettere il percorso didattico da avviare superando ogni contrapposizione. Anzi, mettendo finalmente alla prova la capacità di costruire una proficua rete di rapporti tra dirigenti, insegnanti, studenti e genitori con quello spirito di comunità che è alla base sia della stessa formazione scolastica sia dell'impegno civile».

Tornando alle motivazioni di livello nazionale, la manifestazione di ieri si pone all'inizio di una settimana di mobilitazione europea, che vedrà il culmine nella giornata del 17 ottobre, giornata mondiale contro la povertà. Staremo a vedere il cambiamento che verrà.
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