Politica
Mazzarisi: «Damiani, la vostra manovra sulla TASI avrebbe solo incrementato la pressione fiscale»
La risposta del consigliere di "Cascella Sindaco Insieme"
Barletta - martedì 16 giugno 2015
1.16
«Avendo letto con grande attenzione l'articolo del consigliere Damiani sulle imposte locali, pubblicato avantieri sulle testate giornalistiche locali, proprio nel giorno della scadenza degli odiati tributi locali IMU e TASI, sento il dovere di far chiarezza sulle originarie responsabilità politiche legate alla nascita degli stessi». Il consigliere della lista "Cascella Sindaco Insieme" Michele Massimo Mazzarisi fornisce una risposta ideale al suo pari Dario Damiani, già intervenuto sulla TASI proprio sulle pagine di Barlettaviva.it. «La "confusione" sulle imposte comunali affonda le sue radici nel lontano 2005 - prosegue Mazzarisi - quando la tassa sulla proprietà della casa, in vigore dal 1992, si chiamava ICI. Mal digerita da tutti i contribuenti, utile allo Stato e soprattutto ai comuni, da cui traevano linfa vitale per molti servizi di loro competenza, l'Imposta Comunale sugli Immobili è stata a lungo terreno di scontro elettorale. Berlusconi, infatti, in più tornate elettorali ne prometteva la sua abolizione. Abolizione che gli riuscì nel 2008 ma il Paese di Bengodi evidentemente esisteva solo nell'immaginario del Presidente di Forza Italia visto che questa manovra pesò soprattutto sulle casse dei comuni e sui relativi servizi. Così, nel 2012, il governo dei "tecnici" ne ripristinò l'esistenza, cercando di "riparare" i danni creati dal Cavaliere con le sue politiche "scellerate". Ma il danno era ormai fatto e le difficoltà finanziarie di molti Enti Locali si sarebbero trascinate negli anni per poi puntualmente ripercuotersi sui contribuenti. Quindi, chiarite le responsabilità del centro destra ad ogni suo livello, non si può non tener conto di ciò che è avvenuto nel corso del 2014, visto che il consigliere Damiani parla anche di bilancio consuntivo».
«Il 2014 ha rappresentato il primo anno di applicazione della TASI e una delle regole nella predisposizione di un bilancio di previsione, soprattutto in caso di nuove imposte è il rispetto del principio della prudenza. Prevedere "altre entrate" che avrebbero potuto non realizzarsi, avrebbe significato finanziare spese con entrate fittizie; in altri termini falsare il bilancio e creare le condizioni per produrre disavanzi. Le previsioni, infatti, sono state effettuate sulla base delle stime del Ministero dell'Economia e sono risultate, a consuntivo, in linea con quanto riscosso dal comune di Barletta. I risultati di scelte politiche populiste, sulla "scia" degli insegnamenti del "Cavaliere", di comuni limitrofi amministrati dal centrodestra, relative a "presunte riduzioni" di imposte locali – un esempio su tutti l'aliquota TASI all' uno per mille del comune di Andria - sono all'ordine del giorno dei media locali con lo scampato dissesto finanziario del Comune di Andria e le grosse difficoltà finanziarie in cui versa il Comune di Trani».
«Nel nostro Comune, la manovra proposta dall'opposizione prevedeva sì la TASI all'un per mille, ma la stessa era accompagnata anche da un incremento dell'addizionale Irpef allo 0,8 per cento, a fronte dell'attuale addizionale comunale calibrata su scaglioni di reddito in base al principio di progressività delle imposte, sancito dalla nostra Costituzione (art. 53). In altri termini, la loro proposta avrebbe:
«Il 2014 ha rappresentato il primo anno di applicazione della TASI e una delle regole nella predisposizione di un bilancio di previsione, soprattutto in caso di nuove imposte è il rispetto del principio della prudenza. Prevedere "altre entrate" che avrebbero potuto non realizzarsi, avrebbe significato finanziare spese con entrate fittizie; in altri termini falsare il bilancio e creare le condizioni per produrre disavanzi. Le previsioni, infatti, sono state effettuate sulla base delle stime del Ministero dell'Economia e sono risultate, a consuntivo, in linea con quanto riscosso dal comune di Barletta. I risultati di scelte politiche populiste, sulla "scia" degli insegnamenti del "Cavaliere", di comuni limitrofi amministrati dal centrodestra, relative a "presunte riduzioni" di imposte locali – un esempio su tutti l'aliquota TASI all' uno per mille del comune di Andria - sono all'ordine del giorno dei media locali con lo scampato dissesto finanziario del Comune di Andria e le grosse difficoltà finanziarie in cui versa il Comune di Trani».
«Nel nostro Comune, la manovra proposta dall'opposizione prevedeva sì la TASI all'un per mille, ma la stessa era accompagnata anche da un incremento dell'addizionale Irpef allo 0,8 per cento, a fronte dell'attuale addizionale comunale calibrata su scaglioni di reddito in base al principio di progressività delle imposte, sancito dalla nostra Costituzione (art. 53). In altri termini, la loro proposta avrebbe:
- tassato le abitazioni principali con la TASI all'uno per mille, senza possibilità di applicare detrazioni;
- tassato il sistema economico produttivo, soprattutto operai ed impiegati che percepiscono un reddito fisso e tassato alla fonte, che invece è stato completamente esentato dal comune di Barletta;
- tassato i locatori, creando ulteriori tensioni su una grossa fetta dei contribuenti;
- incrementato la pressione fiscale sulle famiglie, riducendone il loro potere d'acquisto, attraverso l'aumento dell'addizionale . Ad essere penalizzati, dunque, sarebbero stati soprattutto i contribuenti rientranti nei primi due scaglioni di reddito (tra 15.000 e 28.000 euro ), soprattutto piccole imprese e dipendenti, quest'ultimi ulteriormente penalizzati perché stessi tassati alla fonte dal datore di lavoro».