Le chianche del centro storico di Barletta cadono nell'oblio

«La recensione apparsa il 16 maggio scorso sulla guida Lonely Planet (edizione speciale per #WeareinPuglia), che boccia lo standard turistico della città di Barletta, è per noi motivo riflessione e occasione di denuncia. L'indignata reazione della società civile e della politica locale all'articolo, per quanto comprensibile, non può tuttavia tacerne il fondo di verità». Scrive così Palma Filomena De Nicolò in rappresentanza del gruppo Barletta Cinque Stelle.

«Anni di cattiva amministrazione, purtroppo, hanno fatto della nostra città un sito vulnerabile che neanche la seria e giovane imprenditoria barlettana, che nel campo dell'accoglienza turistica e del food-beverage ha posto il fulcro della propria attività, è riuscita a sanare. La naturale velleità turistica della nostra città, percorsa da chilometri di spiaggia, è purtroppo mortificata da uno stato di precario abbandono, che sembra risvegliare i buoni propositi solo in prossimità delle 'promettenti' campagne elettorali per tornare poi nell'oblio alla conclusione delle stesse.

Proprio riguardo alla nostra litoranea di Ponente, oggi Lungomare Pietro Mennea, ricordiamo che presso il Paraticchio, furono poste, e abbandonate nei suoi pressi, numerose chianche vulcaniche, svellite durante alcuni lavori condotti sulle strade del nostro centro storico. In pratica, l'amministrazione decise di eliminarle sostituendole con il più moderno asfalto o peggio con moderne chianche di pietra di Trani (esteticamente più belle ma certamente meno resistenti al passaggio dei mezzi moderni). In seguito furono rimosse e spostate presso un deposito a cielo aperto della Barsa sito in via Andria.
Ad oggi, dopo circa otto anni, le dette chianche sono ancora lì; nessuna catalogazione, nessun ordinato accatastamento, nessuna volontà da parte dei nostri amministratori di darne un miglior utilizzo se non quello di creare montagne artificiali presso il detto deposito. Ci sembra inoltre doveroso rilevare che le chianche sono prima di tutto patrimonio storico-artistico-culturale, e come tali, meritevoli di una tutela finalizzata al loro recupero e protezione, poi anche patrimonio economico, dato il loro importante valore di mercato (circa 200-300 euro a metro quadro e un metro quadro è composto circa da quattro chianche).

Alla luce di queste considerazioni e in nome della protezione che beni d'interesse storico-artistico meritano, chiediamo all'amministrazione comunale di farsi carico del recupero delle chianche, sottraendole allo stato d'incuria, di abbandono e possibile furto in cui versano, e di valutare altresì la riutilizzazione delle stesse nell'arredo urbano a fronte di una politica di lotta agli sprechi che dovrebbe essere cardine nella gestione del bene comune».