Marcello De Angelis
Marcello De Angelis
Politica

L’on. De Angelis denuncia a Barlettalife la compravendita di voti

«E' dovere di chiunque faccia politica cercare di fornire delle risposte ai cittadini». Intervista al parlamentare che ha promosso l’interrogazione

Non ci stancheremo mai di documentare, raccontare, denunciare quel fenomeno chiamato "compravendita di voti". Barletta sembra essere diventata triste capofila di questa piaga politica e sociale così come appare dal testo dell'interrogazione parlamentare dell'on. Marcello De Angelis, che, partendo dall'inchiesta condotta da Barlettalife nei mesi che hanno precedute le elezioni amministrative, e in seguito all'accorata segnalazione del politico barlettano Oronzo Cilli, ha deciso di impugnare in prima persona la protesta e presentare la documentazione in parlamento.

Nei giorni che hanno preceduto l'appuntamento elettorale dello scorso maggio, abbiamo assistito al deprecabile silenzio politico sul fenomeno compravendita che stava per minacciare il giusto esito delle votazioni, al di là di qualsiasi urlata e ricercata campagna elettorale. Nei giorni che hanno seguito l'assestamento (ancora in corso) della nuova amministrazione cittadina, il silenzio è rimasto tale. Ad accompagnare l'urlo di denuncia tenacemente condotto dalla redazione di Barlettalife, il giovane Oronzo Cilli è stato unico esponente della classe politica cittadina che ha deciso di prendere a cuore la problematica segnalandola a livello nazionale, e in questo caso coadiuvato dunque dall'onorevole Marcello De Angelis del Pdl, che non solo in veste di politico ma anche da giornalista e direttore del "Secolo d'Italia" ha voluto a gran voce denunciare la compravendita di voti a Barletta sulle pagine del suo giornale, amplificando quello che sarà l'esito – speriamo quanto mai risonante – della'interrogazione parlamentare da lui sottoscritta.

Abbiamo raggiunto telefonicamente l'onorevole De Angelis per porgergli alcune brevi domande.

Qual è stato l'iter istituzionale di questa interrogazione?
«Si tratta di un'interrogazione ordinaria a risposta scritta. In prima battuta ho avuto difficoltà per il vaglio dell'ufficio legislativo in quanto tendenzialmente sono un po' scettici ad accettare come fonte inchieste o articoli giornalistici poiché accade un po' troppo spesso che si segua il procedimento contrario, ovvero pubblicare alcuni articoli sui giornali per giustificare le proprie segnalazioni in parlamento. Questa volta è andato tutto a buon termine: mi sono fatto carico in prima persona della responsabilità di quello che sostanzialmente afferma l'interrogazione e, qualora ci sia necessità, produrrò io stesso in seguito un'ulteriore inchiesta giornalistica come documentazione. Non è una cosa anomala, purtroppo di interrogazioni se ne fanno a centinaia soprattutto adesso con questo uso fantasioso e leggero delle intercettazioni. Per questi motivi nell'ultimo periodo la documentazione giornalistica ha perso un po' di credibilità, ne sono consapevole poiché anch'io faccio il giornalista. E' un problema per tutta la categoria a causa delle inchieste poco serie condotte da altri colleghi».

L'inchiesta giornalistica da noi faticosamente prodotta e da lei esaltata troverà riscontro a livello parlamentare?
«A mio parere il riscontro, anche se dopo un lungo lasso di tempo, ci sarà, come per tutte le interrogazioni. Con l'ausilio dell'ufficio legislativo, l'interrogazione è stata formulata in modo tale che - e credo di poterlo affermare con assoluta certezza - la risposta ci sarà. Ho chiesto non a caso una risposta scritta proprio affinché il documento resti agli atti per futura memoria. A me non interessa semplicemente avere una citazione nell'archivio della Camera; ho sottoscritto questa interrogazione perché si possa avere in mano un riscontro da poter inviare a chi li richieda sul territorio come documentazione ulteriore rispetto al vostro lavoro».

Lei sia come giornalista che come deputato insisterà per debellare una piaga così radicata?
«Debellare la piaga della compravendita dei voti è aldilà delle mie umane possibilità. L'unica cosa che si può fare quando e laddove ci siano dei risultati oggettivi, o quantomeno documentabili, è fare appello alle istituzioni superiori (in questo caso sono il Ministero degli Interni) affinché intervenga sulle Prefetture e gli organi di indagine per mettere nero su bianco le segnalazioni e indagare».

Perché lei e non altri parlamentari del nostro territorio si è interessato alla problematica?
«Voi avete la fortuna di avere nel vostro territorio politici che senza trincerarsi chiedono di intervenire non solo quando c'è un interesse di parte: parlo naturalmente di Oronzo Cilli, con il quale ho un rapporto prepolitico e di grande amicizia. E stato lui a segnalarmi la spinosa questione barlettana invitandomi a portare il problema a un'attenzione superiore, fornendomi adeguata documentazione. Non è un problema che mi riguarda in prima persona, quindi nessuno può pensare che ci siano retropensieri. E' un problema di per sé importante e gravissimo: ne sono stato attenzionato da una persona che essendo del territorio ha avuto la possibilità e la volontà di fornirmi la documentazione e di conseguenza di mettermi a conoscenza del lavoro che avete svolto voi e il vostro giornale. Credo che il dovere di un parlamentare non sia solo nei diretti confronti del suo collegio ma debba rispondere a tutta la collettività nazionale. Se vengo attenzionato a un problema di Cagliari, piuttosto che di Barletta, piuttosto che di Pavia, se nessun altro se ne fa carico sono tenuto ad occuparmene. E' un dovere di chiunque faccia politica cercare di fornire delle risposte istituzionali. A maggior ragione se si tratta di una malapratica che non colpisce solo una cittadinanza».

Auspica una collaborazione fra la nostra testata e il suo ruolo di parlamentare affinché la questione non cada nel dimenticatoio?
«Se ci dovessero essere altri problemi degni di ulteriore analisi ovviamente io sono a completa disposizione, tramite la collaborazione di Oronzo Cilli, anche prendendo in considerazione tutta la documentazione che vorrete inviarmi».
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