Maffei Pierro Stadio Giunta
Maffei Pierro Stadio Giunta
Istituzionale

Intervista esclusiva all’ing. Pierro, uno dei dirigenti defenestrati

«Qui si è voluto epurare chi ha detto di no». Il calvario del dirigente ai Lavori pubblici tra Maffei, Terrone e il professor Delfino

Ingegner Pierro, la prima domande è d'obbligo. Qual è il Suo stato d'animo?
Sono sconcertato. La prossima settimana renderò pubblica una lettera che ho spedito al Sindaco e al Presidente del Consiglio comunale. In cui ho lanciato un allarme. Ho contato 34 opere che ricadevano sotto la mia responsabilità come Dirigente ai Lavori pubblici. Per un ammontare di 60 milioni di euro. Parlo di cose vitali: l'urbanizzazione della 167, l'interramento degli elettrodotti.

Ha intenzione di agire legalmente contro l'amministrazione comunale?
Certamente sì. Ci tengo a precisare che per me l'esperienza al Comune di Barletta è chiusa. Non ho più intenzione di mettere piede in quella realtà. Il Sindaco che avevo conosciuto in questi anni non è il vero Sindaco. La vera personalità del Sindaco Maffei è emersa in questi ultimi due mesi e con questo ultimo atto. Io farò ricorso alla Giustizia per due ragioni. La prima: voglio dimostrare che questa amministrazione non può fare ciò che vuole, dando vita ad atti illegittimi, non può agire nel dispregio della legalità. La seconda: voglio ottenere ragione rispetto al danno arrecato alla mia dignità professionale. Ma mai tornerei a lavorare per il Comune di Barletta.

Ingegnere, Lei aveva avuto percezione, sentore di questa decisione di non rinnovarLe il contratto?
Io non ho avuto percezione; io ho avuto la certezza che era imminente la fine del mio rapporto col Comune di Barletta.

Ci spieghi meglio.
Tutto inizia due mesi fa, quando va via il segretario generale del Comune Cifaldi. Che aveva la delega al Personale. Il Sindaco mi chiede pro tempore di occuparmi di questo settore. Al Comune di Barletta si vede ogni sorta di stranezze, gli ingegneri come me fanno di tutto, anche i Servizi sociali. Nonostante le perplessità accetto. Pochi giorni dopo mi viene sottoposto un atto da parte dell'assessore…

Sta parlando dell'assessore al Personale Luigi Terrone?
Sì, Terrone. Un atto scritto da Cifaldi, ma da lui non firmato. Un atto che riguarda i fabbisogni professionali per il 2012-2014. L'Assessore mi chiede di firmarlo. Io non firmo atti di altri. Inoltre ci sono questioni tecniche che non condivido in quell'atto. E lo dico all'assessore. Terrone mi dice: "E' solo una firma, che cosa ci perde?". Al mio ennesimo rifiuto mi chiede di mettere per iscritto le mie ragioni. Cosa che puntualmente faccio.

Quali erano i punti di divergenza rispetto all'atto di Cifaldi?
La legge prevede il coinvolgimento dei sindacati nel processo di individuazione dei fabbisogni e il Comune aveva mancato di farlo, ad esempio. Inoltre la normativa chiede al Comune di esprimersi rispetto ad eventuali sanatorie per i dirigenti, e anche in questo il Comune non si era espresso. Ironia della sorte, oggi il Comune si avvale (non per me, la Donno, la Scommegna e la Palmiotti, ma per tutti gli altri a tempo determinato) della stessa sanatoria su cui non si era espresso.

E dopo quel rifiuto che cosa succede?
Dopo quel rifiuto, il secondo episodio avviene il primo giorno in cui ha preso servizio la nuova Segretaria generale del Comune. Abbiamo una riunione: il sottoscritto, il dottor Attolico, la nuova Segretaria generale, l'Assessore Terrone e il professor Delfino, consulente del Sindaco. Terrone mi dice: "Ingegnere, vuole spiegare al professor Delfino perché non vuole firmare quell'atto?". A quel punto non ci vedo più. Dico a Terrone che tutto ciò che avevo da dire l'avevo, come chiesto da lui, messo per iscritto. Il professor Delfino mi dice che le mie sono "sciocchezze giuridiche". E io rispondo che le mie sciocchezze giuridiche sono per iscritto e per iscritto chiedo anche a lui di mettere le sue obiezioni. E poi avremmo visto chi fosse nel giusto. Il professore pronuncia allora una frase che mi fa capire che siamo all'epilogo, alla mia condanna a morte dal punto di vista professionale. Mi dice: "Lei si rende conto che sta ostacolando l'attività politica di questa amministrazione?"

E dopo cosa succede?
Dopo succede che sono stato lasciato a lavorare in assoluta solitudine per due mesi. Il settore Lavori pubblici è stato completamente abbandonato dal Sindaco, che non mi ha mai più cercato o incontrato, e dall'amministrazione tutta. Io ho lavorato fino a martedì pomeriggio alle 18. Sapevo che alle 21 si sarebbero riuniti per deliberare. Quindi sono andato a casa e ho spento, per sempre, il cellulare di lavoro.

Come definirebbe quello che Le è accaduto?
Siamo alla logica dell'epurazione. Nel mio caso, ma non solo. Sono capacissime di parlare in prima persona, ma mi sento di dire che lo stesso vale per le colleghe Santa Scommegna e Rosaria Donno. Qui si è voluto epurare chi ha detto di no, chi ha voluto svolgere il proprio ruolo senza sottostare al volere di qualcuno. Ne verrà un danno enorme alla città. Chi ci sostituirà impiegherà non meno di un anno per orientarsi nel lavoro. E poi ci sono delle situazioni paradossali…

Quali?
Si toglie l'urbanistica a Bernardini e gli si affidano i Servizi sociali. E l'Urbanistica viene affidata a Gianferrini che viene a Barletta, per contratto con l'altro Comune in cui è a tempo indeterminato, due volte la settimana e fuori dall'orario di ufficio. E, con questo chiudo, il Sindaco e l'amministrazione si sono permessi di scrivere nell'atto che io definisco di epurazione che i tre settori (Lavori pubblici, Attività produttive, Gare e Appalti) dei tre dirigenti defenestrati non essenziali!

Grazie ingegner Pierro.
Grazie a Lei e a Barlettalife. Ho dato a voi il mio numero privato per questo colloquio (il numero di lavoro come ho detto l'ho spento per sempre martedì) perché mi fido della vostra integrità e della vostra capacità di critica.
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