Dario Damiani
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Politica

Damiani, la precarietà dei rapporti fra associazioni e Comune

«Insoddisfazione per il crescente distacco col sindaco». Incontratevi e formate una Consulta della Cultura

«Si percepisce diffusa in città, presso un gran numero di associazioni culturali, una generale insoddisfazione per il crescente distacco esistente col Palazzo di Città, in particolare col sindaco, che riveste anche la carica di delegato alla Cultura». Parole dure e circostanziate, riserva il consigliere comunale e assessore provinciale Dario Damiani per questa sua analisi. «Si ha la sensazione della provvisorietà della gestione dei beni culturali, settore in cui sono esageratamente finanziati alcuni eventi e consulenze e del tutto ignorati (o mortificati da persistenti silenzi) altri comparti. Sebbene con cadenza periodica annuale il sindaco riceva o comunque interloquisca coi rappresentanti di queste associazioni, più che di un dialogo, si tratta di un soliloquio: il primo cittadino, se proprio costretto a incontrarli, anziché sforzarsi di capire e di recepire le istanze e le proposte dei suoi interlocutori (naturalmente non mi riferisco a quelle economiche), si limita a comunicare la propria volontà unilaterale».

«Anche nell'ultimo incontro tenuto nella chiesa di S. Antonio, propiziato da mons. Filippo Salvo, che si era fatto interprete di questo diffuso disagio, non si è andati aldilà di generiche dichiarazioni di intenti, di etica agostiniana. Anche le associazioni persero, in quell'occasione, l'opportunità di manifestare con chiarezza al sindaco l'esigenza del ripristino di una democrazia partecipata, cioè quella di farsi interprete della volontà dei suoi cittadini ed elettori. Conclusa la campagna elettorale, il sindaco eletto si dimentica delle promesse fatte e ispira il suo operato, nella fattispecie in ambito culturale, alle sue personali convinzioni e preferenze. E' proprio quello che credo stia accadendo, poiché a me pare che il sindaco abbia orientato le scelte, e l'uso dei fondi destinati alla cultura, solo sulla base di valutazioni personali, senza mai sforzarsi di interpretare le indicazioni sulle principali tematiche culturali cittadine provenienti dalle associazioni attive sul territorio».

«Purtroppo di questi tempi i fondi per la promozione culturale già sono pochi e inadeguati; se poi ne destiniamo la gran parte a compiacere istanze particolari, i conti non tornano più. Tanto di rispetto a chi ha organizzato la valorizzazione di De Nittis, ma organizzare ancora una mostra sull'Ottocento pittorico, come quella prevista quale punta di diamante dell'anno in corso, con una spesa ingente che avrebbe invece corrisposto ai progetti di almeno dieci associazioni, mi sembra perlomeno opinabile. Mi sia consentito di suggerire al sindaco questo piano di intervento: individuati gli avvenimenti e le iniziative più significative e le relative associazioni di riferimento, sarebbe opportuno organizzare un calendario annuale e destinare fondi specifici, finalizzando solo il resto del budget alle proprie preferenze personali, e non viceversa. Essendo il bilancio previsionale in fase di approvazione, si potrebbero garantire la necessaria copertura finanziaria a questo tipo di iniziative. Quanto poi alle associazioni, una riflessione e un invito. La riflessione è che la loro debolezza sta nella loro divisione; non è tempo di limitarsi a curare il proprio orticello, la condivisione dei percorsi potrebbe tornare molto utile all'intero comparto culturale della città. Di qui l'invito: incontratevi e formate una Consulta della Cultura (visto che il Comune non ha nessuna intenzione di costituirla) e incontratevi per parlare, discutere, e poi proporre al sindaco un progetto generale e delle regole condivise, insieme».
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