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La città

Barletta è seduta su una polveriera

Dopo l’attentato a Ventura, attenzione da parte di tutti

Considero questa città una delle "incomplete" più belle e amare allo stesso tempo. Mi spiego meglio: completezza vorrebbe che le peculiarità insite in questa città e nei suoi indigeni abitanti finalmente esplodessero; invece purtroppo così non è. Il risultato è agli occhi di tutti, un paesone involuto, ripiegato su sé stesso, dalla politica unta. In una parola un villaggio "globalmente locale" che cerca ma non ce la fa, che ha cercato ma non ce l'ha fatta, che forse in futuro nemmeno cercherà più.

Punti di debolezza: industria ormai distrutta, tenuta in vita con accanimento terapeutico da alcuni imprenditori "eroi" che resistono, senza nascondersi. Per loro via Trani (un tempo transito verso la città del Moscato e dunque pregiato viale di floride aziende del calzaturiero e non) è un deserto di chiusure, senza se e senza ma. Questi imprenditori fanno però finta di non saperlo e fanno bene. E ancora il barlettano risulta essere in attesa del peggio, costantemente. Si lamenta ma sopravvive, non ha lavoro ma sopravvive, non cerca lavoro ma sopravvive. Passerà il tempo, e il peggio arriverà come un obiettivo da raggiungere. Un problema di mentalità a cui non si è immuni. E buon ultimo l'assetto politico: un primo cittadino che abbiamo spesso sentito tuonare contro alcune consuetudini di assessori e politici locali. Forse, quando era a Roma, avevano dimenticato di riferirgliele. Infine, consiglieri da rivedere tra poche eccellenze e molte improvvisazioni, vox populi.

Punti di forza: tra quei pochi (pochissimi), troviamo la forza di alcuni giovani che il periodo d'oro di Barletta non sanno nemmeno di che colore sia stato, che hanno solo vissuto il grigio della crisi, che si ingegnano con la consapevolezza del peggio, quel peggio che i loro genitori non hanno lesinato di comunicare. Forza che cova sotto tonnellate di cenere, ma che comunque brucia. E ancora le tante possibilità, soprattutto inespresse e narcotizzate sempre dalla benedetta politica. Però ci sono.

Cooperative, 167, "abusivi" in case di anziani ed anziani che nemmeno aiutano più i giovani se non con le loro pensioni (forse le ultime della storia della Repubblica Italiana), litigi in consiglio comunale, ex distillerie e distillati di sciocchezze della politica. Cos'altro? Storie troppo lunghe da raccontare ma che creano dissapori, disagi, un senso di sconfitta del barlettano giovane a cui non crede più nessuno, nemmeno lui stesso. L'unica verità che ci sentiamo di rimarcare è che siamo tutti seduti su una polveriera (chi ha detto Trani?) alla mercé di procure che da troppo tempo attendiamo come il Big One californiano, e di disagi, di criminalità, anch'essa sotto la cenere. Ci rendiamo conto di dipingere un quadro a tinte fosche. Ci rendiamo conto.

Ci associamo infine al primo cittadino nella solidarietà a Pasquale Ventura, avremo modo di riparlarne. Ultimo fatto di una interminabile sequenza di fatti (e misfatti) barlettani.
  • Barlettanità
  • Nota del Direttore
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