Barletta al tempo del Muro di Berlino
Barletta al tempo del Muro di Berlino
La città

Barletta al tempo del Muro di Berlino e Barletta oggi

Come è cambiata la nostra città nei trent’anni che hanno cambiato il mondo

La storia dell'uomo è piena di avvenimenti che per quanto al momento possano sembrarci estranei e lontani, finiscono col condizionare le nostre vite molto più di quanto noi pensiamo. Uno di questi è stata la caduta del Muro di Berlino. Un evento che ha cambiato la storia del mondo in maniera tanto radicale da incidere profondamente in tanti aspetti del nostro modo di vivere.

Per noi barlettani, avere piena contezza di questi mutamenti epocali è piuttosto semplice. Basta pensare a come è cambiata la nostra città negli ultimi trent'anni. Già, ma com'era Barletta ai tempi della caduta del Muro?

Nella tarda estate del 1989, noi teenager d'assalto si scorrazzava con occhiali Rayban d'ordinanza per le spiagge di Levante (quelle di Ponente, secondo molti "viveur alle cime di rapa", erano ricettacolo di topi, "fornacelle", andriesi e sfigati). Mentalmente si era già proiettati ai nuovi jeans Levi's con cui "posare" durante l'anno scolastico, e walkman all'orecchio si ascoltava "Like a Prayer" di Madonna, o "liberi liberi" di Vasco Rossi completamente ignari che a Sopron, uno sconosciuto paesino ungherese a due passi dal confine austriaco, alcune guardie di frontiera, su ordine del nuovo governo di Budapest, armate di tronchesina stavano recidendo il ferro spinato che da oltre quarant'anni separava l'Ungheria dall'Austria. L'Est comunista dall'Europa Occidentale. Il Socialismo Reale dalla democrazia. Il Muro di Berlino iniziò a crollare in quei giorni. A centinaia saranno infatti i tedeschi dell'Est che attraverseranno il varco di Sopron, dando inizio a quell'inarrestabile fiume umano che, giusto un paio di mesi dopo, avrebbe ineluttabilmente portato agli eventi del 9 novembre 1989.

Naturalmente in quei giorni a Barletta si pensava a tutt'altro. Dalla vittoria scaccia crisi del Barletta sul Como, alle nuove Lumberjack (imprescindibili se non si voleva "perdere il saluto" di amici e soprattutto amiche) rigorosamente distanti una decina di centimetri dall'orlo dei pantaloni. Argomenti di discussione tipici di una città in pieno benessere, dove il TAC (Tessile, Abbigliamento e Calzaturiero) garantiva praticamente la piena occupazione, mentre paga giornaliera di un bracciante agricolo era di 60.000 lire (circa 60 euro di oggi) per 6 ore di lavoro. Ma anche una città in cui purtroppo i clan malavitosi locali, tramite il proverbiale "pizzo", cominciavano ad esigere una fetta sempre più larga di ricchezza e in cui la droga aveva cominciato ad uccidere e a far uccidere.

Dal punto di vista economico, gli effetti del crollo del Muro iniziarono a farsi sentire molto prima di quanto si pensasse. Già durante biennio 1990-92 nel comparto del tessile e calzaturiero barlettano ebbe inizio il triste valzer delle delocalizzazioni verso l'Est Europa, con inevitabili ripercussioni negative sull'occupazione all'ombra di Eraclio. Dalle parti di Via Trani si iniziò infatti a preferire la compressione dei salari alla ricerca della qualità del prodotto. Del resto era molto più semplice "farsi" la Mercedes nuova pagando la manodopera in Leu rumeni o Lek albanesi piuttosto che in lire italiane.

In agricoltura con la massiccia immigrazione dai paesi dell'ex Patto di Varsavia si è progressivamente passati dalle 60.000 lire in sei ore per il bracciante barlettano, ai 30 euro in otto-dieci ore per il bracciante rumeno, polacco o bulgaro.

Il superamento della "Cortina di Ferro" ha profondamente influenzato persino le attività criminali sul nostro territorio. In particolar modo l'importazione di stupefacenti dove la rotta mediorientale è stata man mano soppiantata dalla più economica e sicura rotta balcanica. Ciò ha comportato un abbassamento dei costi di produzione e trasporto tali da rendere l'attività di spaccio ormai alla portata di tutti. Giovani e giovanissimi compresi.

I fatti del 1989 hanno finito con il cambiare anche il rapporto con i nostri anziani, i quali, fino a una ventina di anni fa, quando non se la passavano bene venivano accuditi a turno da figli e nipoti. Oggi invece tutto questo viene sempre più spesso demandato a badanti ucraine o rumene.

In conclusione, parafrasando un vecchio adagio, in merito ai trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, peccando di egoismo noi barlettani potremmo tranquillamente dire che "si stava meglio, quando altri stavano peggio". Analizzando invece con serietà e obiettività come sono cambiate Barletta, l'Italia e l'Europa dal 1989 in poi, possiamo tranquillamente affermare che mentre ad Est si faceva la storia, governanti e governati d'Europa, d'Italia, di Barletta, erano troppo impegnati a cicaleggiare nella vacua e superficiale convinzione di un'infinita prosperità.

Di tutto questo, oggi, a trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, governanti e governati ne pagano dolorosamente le conseguenze .
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